domenica 9 novembre 2014

Influenza: cosa ci aspetta la prossima stagione?






Ogni anno, quando l’ estate appena passata sembra un ricordo lontano e con le prime nebbie si annunciano  i rigori dell’ inverno imminente, sulle pagine dei giornali, immancabile, si ritorna a parlare di influenza. E il tema viene affrontato sotto varie angolazioni, con titoli più o meno ad effetto ed interviste agli  esperti di turno che, assumendo i panni dei meteorologi  di prima serata, si avventurano in pronostici su quello che sarà l’ andamento della stagione alle porte. E’ così che anche quest’ anno si possono leggere titoli che prefigurano una stagione leggera   ma anche altri che ci mettono in guardia contro un andamento severo . Da che parte sta la verità?

A settembre del 2012 sul Corriere della Sera online si poteva leggere questa notizia.





 Si riferiva alla minaccia rappresentata da due nuovi ceppi di influenza che, si prevedeva,  avrebbero circolato in quell’ anno e, notate, si portano come confronto le due “miti” stagioni precedenti. Il tono della notizia sembra rievocare quello degli allarmi legati al virus H1N1 solo che, in questo caso, al posto di uno, arrivano ben due virus cattivi. L’ allarme sembra essere partito da una delle tante società scientifiche presenti in Italia. Interessante leggere la reazione delle persone che scrivono la loro opinione in fondo all’ articolo: 





Prevalgono nettamente i commenti strafottenti e canzonatori, con richiami espliciti a presunti  interessi commerciali o addirittura complotti delle case farmaceutiche, ma c’è anche un commentatore che vive da diversi anni in un paese straniero e si dichiara stupito di come l’ influenza sia presa sottogamba dai nostri connazionali.

E’ un esempio paradigmatico di come da una parte ci sia la tendenza dei media ad enfatizzare le notizie di pericoli e minacce, non si sa quanto veritiere, mentre dall’ altra scatti una specie di riflesso condizionato che porta la gente comune a rigettare tali notizie come infondate.

Ma alla base di tutto questo c’ è  un’ informazione scientifica che, anziché mettere le persone nelle condizioni di capire quello che succede, lancia allarmi che finiscono per essere interpretati come ennesime chiamate al lupo. Allarmi che, diciamolo subito, in questo caso non erano giustificati.

 Ma vediamo di capire bene come stanno le cose. Il virus influenzale non è un’ entità stabile nel tempo, ma ha la tendenza a modificarsi continuamente sotto l’ effetto della pressione selettiva che subisce nell’ ambito delle popolazioni in cui si diffonde. Se restasse inalterato, dopo aver contagiato un numero elevato di persone si troverebbe a dover attendere numerosi anni prima che si ricostituisca una popolazione sufficientemente ampia di persone suscettibili che gli permetta di circolare nuovamente. Altri virus, come il  morbillo e la varicella, sono più stabili nel tempo e hanno la tendenza di causare epidemie cicliche con intervalli di 3-4 anni e che rendono immuni a vita i soggetti colpiti. Questa è la caratteristica propria dei virus a DNA, mentre il virus influenzale, che appartiene alla famiglia degli Orthomyxovirus, è un virus a RNA e, come altri della sua categoria, ha il “difetto” di mutare con notevole rapidità, ma questa è anche la ragione del suo grande successo. Di qui la necessità di variare ogni anno la composizione del vaccino ed è compito dell’ OMS di fornire le raccomandazioni a proposito, sulla base delle informazioni raccolte tramite il Global Influenza Surveillance Network, che a sua volta si avvale della collaborazione dei National Influenza Centres (NIC) presenti in 111 Paesi.  Per deliberare  si riunisce due volte all’ anno, a settembre e a marzo, rispettivamente per l’ emisfero nord e quello sud, con un largo anticipo rispetto alle stagioni interessate, poiché le ditte farmaceutiche hanno bisogno di tempi lunghi per allestire le linee produttrici. In tutto questo tempo i virus hanno l’ opportunità di cambiare, a volte anche in maniera sostanziale, 
come è avvenuto con il ceppo che si vede in figura,  responsabile di una stagione severa nel 2002-03, in quanto variante non presente nel vaccino di quell’ anno.

 Ogni ceppo influenzale è identificato mediante una sigla, con l’ indicazione del tipo (A o B), località in cui è stato isolato, numero progressivo, anno di isolamento e sottotipo. I ceppi che prevalgono in questi ultimi anni e che entrano nella formulazione dei vaccini sono tre, due di tipo A ( sottotipi H3N2 e H1N1) e uno di tipo B.

Tornando all’ articolo citato sopra, si parla della minaccia rappresentata da due nuovi virus, ma in realtà i due ceppi erano stati si delle novità, ma nel corso dell’ anno precedente, quando avevano caratterizzato l’ ultima parte di una stagione che, stando ai rapporti provenienti da più parti d’ Europa, non era stata per niente mite. I bollettini sulla mortalità divulgati da diversi paesi europei, ma non dall’ Italia in cui manca un siffatto sistema di monitoraggio, avevano dimostrato un impatto severo sulla mortalità, in particolare nella popolazione anziana. Per questo l' OMS li ha inseriti nelle sue raccomandazioni per la stagione successiva.
 L' informazione scientifica che viene data alla gente comune deve essere il più possibile obiettiva e circostanziata e non deve limitarsi a proclami destinati a cadere nel vuoto o a suscitare reazioni di rifiuto.

Come sarà quindi  l’ influenza di quest’ anno? Non lo sappiamo, ma è comunque opportuno prepararsi al meglio, ad iniziare dalla vaccinazione, da proporsi primariamente per le categorie a rischio, per gli anziani ma opportuna anche per altre fasce della popolazione come quella pediatrica.























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