Premessa
Questo
testo vuole essere un contributo, che si aggiunge a molti altri ben più
autorevoli del mio, per cercare di convincere voi genitori sull’ importanza
delle vaccinazioni e sull’ inconsistenza di molti timori che sempre più spesso gettano ombre su di un intervento che ha avuto
in passato e continua ad avere un importante ruolo nell’ assicurare condizioni
di vita migliori per i vostri figli. Non ha la pretesa di riuscire a convincere
chi è già schierato ideologicamente contro di esse, ma ha la speranza di
spingere nella giusta direzione almeno qualcuno di voi che è disorientato dalla babele di notizie
contraddittorie e fuorvianti presenti nella stampa e nella rete.
L‘ autore
è consapevole che il testo proposto potrà ferire o irritare genitori che hanno
vissuto in buona fede il dramma di un figlio che considerano, a ragione o a
torto, vittima delle vaccinazioni. A costoro esprimo tutta la mia simpatia e
umana partecipazione, non altrettanto posso dire nei confronti di quelli che
speculano su questi drammi per dare visibilità a loro stessi e a teorie che
portano sulla strada sbagliata tanti genitori. L’ invito che faccio ai primi è
di superare le recriminazioni e i sentimenti di rabbia nei confronti delle
istituzioni, della società e del mondo intero, che finiscono per avvelenare la
loro intera esistenza senza apportare nessun sollievo al dramma che stanno
vivendo e di considerarlo un prezzo certamente molto alto che è stato loro
richiesto nella battaglia dell’ umanità contro malattie che sono causa di uguali
sofferenze per un numero molto superiore di famiglie.
La paura è una componente
essenziale della nostra vita e serve a farci evitare situazioni di pericolo attuali, prevedibili e talvolta
solo immaginari ( fino a sfociare in veri e propri stati di ansia). Per secoli una delle paure che ha accomunato le
popolazioni di tutto il mondo è stata quella nei confronti di malattie che
avevano un impatto devastante, in parte perché non esistevano sistemi di cura e
prevenzione efficaci e in parte per la mancanza di conoscenze sui fattori
coinvolti nella loro trasmissione e diffusione.
Questo comportava un bilancio pesante in termini di
vite umane, in particolare nei soggetti più deboli, in occasione delle
varie epidemie che si susseguivano in
tempi più o meno ravvicinati. Si generavano tanti figli e si metteva in conto
che una parte di questi non sarebbero arrivati all' età adulta. Adesso,
fortunatamente, grazie al progredire delle conoscenze e ai successi della
scienza medica, viviamo in un mondo
più libero da molte malattie che hanno
funestato l' umanità nelle epoche passate, anche se, bisogna dire, sono
aumentate quelle legate al prolungamento della vita e a stili di vita poco
attenti e rispettosi degli equilibri del nostro corpo e della nostra mente. Ma
un mondo più libero da malattie non è per ciò stesso un mondo più libero da
paure. Nella nostra epoca assistiamo a
paure spesso immotivate e tanto maggiori quanto più si sono ristrette le
famiglie. E’ drasticamente diminuito il numero di figli che una coppia mette al
mondo, 1-2 in media, mentre sono aumentate le preoccupazioni a loro carico e si
cerca, a volte spasmodicamente, di metterli al riparo da tutti i potenziali
pericoli, reali o immaginari.
Ecco che
le notizie amplificate dalla stampa di morti improvvise e inaspettate, come nei
casi di meningite fulminante, evocano paure
che spesso sconfinano nel
terrore o che comunque vanno al
di là di quello che è il rischio reale, in verità molto basso data la
ridottissima probabilità di diffusione di questa patologia. Si arriva così
a genitori spaventati da ogni possibile
malattia che possa colpire il loro pargoletto e che sarebbero disposti a vaccinarli anche nei confronti del
comune raffreddore, se fosse disponibile un vaccino mirato ( che, a dir la verità, le case farmaceutiche
sarebbero ben liete di offrire loro se fosse disponibile).
Ma un fenomeno che sta emergendo, in un’
epoca in cui si è ridotto drasticamente il pericolo correlato alla circolazione
degli agenti infettivi, è quello della paura degli effetti avversi delle
vaccinazioni, che pure hanno avuto un ruolo determinante nel rendere la nostra
vita e quella dei nostri figli più sicura.
Il fatto
è che molte malattie del passato sono un ricordo sbiadito che solo le persone
anziane conservano e le testimonianze
delle loro gravi ricadute sulla salute sono confinate in libri e iconografie
che ingialliscono sempre più, man mano che passa il tempo.
Paura su
cui soffiano personaggi di eterogenea formazione culturale e professionale,
compresi rappresentanti della classe medica i quali, fiutando opportunamente l’
aria, si adoperano alacremente ad alimentare dubbi e incertezze e ad allargare
sempre più il fronte del dissenso.
Io evito
di affrontare l’ argomento partendo dalle ormai innumerevoli ricerche
scientifiche che hanno documentato in misura assai larga la quasi certa assenza
di un nesso causale tra vaccini e malattie, in quanto quel “quasi” per alcuni
rappresenta una percentuale insignificante, per altri un mare senza confini. E
se dovesse capitare proprio a mio figlio?
Cercherò
invece di analizzare quelle che
sono le radici del fenomeno.
Nella
quotidianità i pericoli si nascondono dietro ogni angolo e non c’è attività
umana che non comporti qualche pur minimo rischio, anche l’ innocente sonno può
essere fonte di problemi potenzialmente fatali. Pensiamo alle passeggiate, ai
giochi fatti in casa, alla frequentazione di luoghi pubblici, agli alimenti
assunti.. basta leggere le cronache dei giornali e troveremo decine di
incidenti, a volte purtroppo fatali, legati alle attività più banali della vita
di tutti i giorni. Altre abitudini sono notoriamente ben più rischiose, come l’
utilizzo dei veicoli di qualsiasi tipo per i nostri spostamenti. Se dovessimo
tener conto di tutte queste potenziali minacce e ci sforzassimo di mettere al
riparo noi e i nostri figli da tutti i
possibili pericoli, la nostra vita diventerebbe un incubo e ci troveremmo ad
essere paralizzati e incapaci di ogni attività. Nessuno di noi in realtà arriva
a tanto, poiché abbiamo imparato ad addomesticare e a tenere sotto controllo
queste paure, che certo si fanno sentire dentro di noi, ma senza condizionarci
oltre una certa misura.
La
ragione di ciò sta nella consapevolezza che abbiamo dell’ entità di questi
rischi, che sono presenti sullo sfondo ma non interferiscono più di tanto con i
nostri processi mentali e con le nostre attività.
Ci sono
paure che possono avere un impatto diverso a seconda delle persone e del loro
vissuto ma anche a seconda delle popolazioni e della diversa esposizione alle
situazioni di pericolo. Una delle paure più grandi è quella dei terremoti, il
solo pensiero ci fa drizzare i capelli, eppure in Giappone la gente è abituata
a convivere con questa situazione e non si scompone più di tanto, anche di
fronte a scosse che per noi sarebbero terribili. Certo, l’ aver costruito
secondo le norme più stringenti di sicurezza antisismica aiuta a tenere sotto
controllo le emozioni, ma ciò non toglie che alla base di tutto vi sia l’
abitudine e la conoscenza e il sapere esattamente cosa fare e cosa non fare in
questi frangenti. E’ un esempio per noi perché dimostra che si possono
padroneggiare paure anche molto grandi e basate su minacce reali.
La paura non è quindi un’ entità assoluta, ma
dipende da come è strutturata la nostra personalità, dal contesto in cui
viviamo e dalle nostre percezioni ed elaborazioni. Sui primi due aspetti gli
spazi di manovra sono ristretti, ma sul terzo possiamo cercare di intervenire
per riportare in tutto nella giusta collocazione. Abbiamo per fortuna una parte
razionale che deve sempre sovrintendere alle nostre emozioni.
La paura
nei confronti delle malattie è uno di quegli stati d’ animo che si annida in
profondità nella nostra psiche e che
affonda le sue radici nella storia dell’ uomo perché, come ho spiegato
in precedenza, discendiamo da epoche non tanto remote in cui le epidemie
mietevano molte vittime. Pur essendo mutato profondamente il contesto,
continuiamo a subire l’ influenza di questo sentimento, che si fa sentire in
maniera più o meno acuta. In realtà, la
maggior parte delle persone vive la
propria vita senza farsi più di tanto condizionare, ma esiste una minoranza che
viene costantemente agitata da paure, come quelle nei confronti di malattie immaginarie che
deriverebbero dalla pratica vaccinale.
Il problema
vero non sono le malattie, di cui raramente si ha esperienza diretta e di cui
forse non avremmo mai sentito parlare se non fosse per il battage propagandistico
che circonda l’ argomento, ma la paura
medesima che diventa un entità svincolata da elementi reali e da ragionamenti concreti e che diventa
egemone nei nostri processi mentali fino al punto di alterare la percezione
della realtà e dei rischi connessi con il fare e con il non fare. La condivisione di uguali sentimenti da
parte di persone che utilizzano gli stessi spazi, siano essi fisici o, come
accade sempre più spesso, virtuali tende ad avere un azione di rinforzo su questi atteggiamenti. Se le
nostre paure si limitassero a restare un fenomeno isolato e non si
rispecchiassero nella gente con cui ci confrontiamo, siano essi vicini e
conoscenti oppure membri di quelle comunità allargate che sono rese possibili
dai moderni strumenti di comunicazione, probabilmente perderebbero molto della
loro capacità di fare presa. Ma l’ esistenza di tante persone, di ceto ed
estrazione diverse, tutte accomunate dalle angosciose attese di questa nuova religione, i cui profeti sono personaggi
che vantano titoli e competenze professionali, rende vera e autentica la nostra
paura e le fa acquistare una dignità e una forza che la legittimano pienamente
davanti ai nostri occhi. Ma sempre e solo di paura si tratta, una paura che
rende ciechi di fronte ad ogni evidenza contraria e che ci spinge a rifuggire
da pericoli remoti e ipotetici anche di fronte a minacce ben più vicine e
concrete a cui restiamo esposti. Ma il paradosso della vita di queste
persone è che la paura che credono di tenere sotto scacco diventa la vera
dominatrice della loro esistenza ed è destinata ad accompagnarli sotto varie
forme e per tempi anche prolungati. Vediamo di capire il perché.
Genitori
al bivio
Chi
decide di sottoporre il proprio figlio alla vaccinazione fa un atto in cui
prevale la consapevolezza dei benefici, anche se esistono dei margini di dubbio
e di ansia sulle possibili reazioni. Ma questi ultimi sentimenti sono destinati
ad affievolirsi sempre più man mano che passa il tempo e che avranno modo di
constatare che la crescita e lo sviluppo del loro figlio non saranno
minimamente pregiudicati e si rafforzerà invece sempre più la convinzione di
aver fatto la cosa giusta, vedendo i loro figli crescere al riparo dalle molte
insidie a cui la mancata protezione li avrebbe esposti. Ci sono milioni di
persone nel mondo che hanno fatto almeno un vaccino nella loro vita e che sono
arrivati alle soglie dell’ età senile alle prese solo con i disturbi tipici
della loro età, anche grazie ad una scelta fatta molti anni addietro da
genitori responsabili. Calziamo adesso i panni di genitori in cui la paura ha
avuto il sopravvento e, per allontanare un sentimento che atterrisce le loro
menti, hanno deciso di non vaccinare la loro creatura. In un primo momento si
sentiranno sollevati da un peso giudicato insopportabile, ma la paura scacciata
dalla porta è destinata inevitabilmente a rientrare dalla finestra. Ogni minimo
malanno di cui soffriranno i loro bambini fin dalla più tenera età farà da
detonatore ad ansie e sensi di colpa rispetto alla decisione iniziale. Ogni
caso di malattia prevenibile dalla vaccinazione di cui avranno notizia nella
comunità in cui vivono desterà il timore di conseguenze che si sarebbero potute
evitare se la prima scelta fosse stata più ponderata. Verranno a conoscenza
tramite i media, che spesso fanno da grancassa a questi drammi, di casi gravi o
fatali di infezioni che oggi riusciamo a controllare grazie alle vaccinazioni
ma non a debellare a motivo delle numerose persone sedotte dai vari apologeti
della paura e dentro di loro risuoneranno quelle stesse corde che avevano
creduto di non sentire più vibrare. I loro figli arriveranno con molta probabilità
all’ età adulta e alle soglie della vecchiaia alla pari dei tanti figli che
sono stati vaccinati, grazie anche all’ ombrello protettivo sotto cui hanno
trovato riparo senza avere l’ orgoglio di aver contribuito, ma esiste ancora il
rischio che incontrino malattie (come
l’ epatite B) di cui debbano chiedere conto ai loro improvvidi genitori. Un’
intera esistenza condizionata dalla paura e minata dai sensi di colpa, solo in
parte attenuati dal richiamo ai sacri testi della dottrina antivaccinista e
alle icone dei martiri delle vaccinazioni, uniche entità a cui appoggiarsi nei
momenti di sconforto e di dubbio su quella decisione di tanto tempo prima. “Mio
figlio non è diventato autistico o cerebroleso” diventa il ritornello consolatore che renderà meno intollerabile
il peso che si portano dentro, chiudendo gli occhi davanti al fatto che milioni
di bambini sono stati vaccinati senza conseguenze e che la scienza ci ha
dimostrato in maniera pressoché incontrovertibile che queste patologie non
dipendono quasi mai dal vaccino. Ecco cosa succede quando la paura diventa più
forte della cono-scienza. E tutto questo grazie ad un errore di percezione
iniziale e per aver ceduto ad una paura che affonda le sue radici nelle nostre emozioni inconsce.
Si badi
bene che queste stesse persone spesso convivono spensieratamente con rischi ben
più concreti e reali, come quelli legati ai viaggi o agli stili di vita al
punto di farsi loro stessi, in certi casi, promotori inconsapevoli di
comportamenti che possono incidere pesantemente sul futuro dei loro figli, come
le errate abitudini alimentari o l’ accondiscendenza nei confronti del fumo o
dell’ alcool o la mancata adozione di misure di sicurezza nell’ uso dei mezzi
trasporti. Ma hanno deciso di consacrare – forse è meglio dire condannare- la
loro vita e quella dei loro figli alla paura delle malattie immaginarie. Ma la paura, sotto altre forme, sarà poi un
tormento che li affliggerà per molto tempo.
L’ invito
che faccio ai genitori al bivio è di riportare le cose nella loro giusta
prospettiva e di considerare la paura legata alle vaccinazioni una delle tante
prove della nostra vita, sicuramente non una delle più dure, il cui superamento
li potrà rendere solo più forti e farà guardare con più serenità al futuro dei
loro figli.
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