In queste
settimane di graduale affrancamento dai ceppi, assistiamo alla rinascita di una
schiera di personaggi che l’emergenza aveva relegato in ruoli di secondo piano,
ben al di sotto delle loro aspirazioni ad essere protagonisti anche in questo
passaggio cruciale della nostra storia. Mi riferisco a esponenti di spicco in ambito clinico e del mondo accademico, con posizioni di prestigio ed elevati indici nelle
pubblicazioni scientifiche, non importa se ottenuti grazie al lavoro oscuro di
dottorandi sottopagati. Sono i “chierici”, stirpe eletta che gode di grande
considerazione e che si reputa depositaria del sapere, con libertà di
pronunciarsi su qualsiasi argomento dello scibile umano. Quando l’epidemia era ai suoi esordi, avevano
fatto sentire la loro voce, ma solo per liquidare la vicenda come l’ennesimo
falso allarme, alla stregua di eventi simili del passato, in cui avevano dato
prova della loro sagacia. Si trattava di una semplice influenza, sostenevano
con spavalderia. Ma questa volta le cose sono andate diversamente e sono stati
costretti al silenzio, anche se nel loro intimo covava una grande rabbia per il
fatto di vedersi scavalcati dalle figure dei tecnici, persone abituate a lavorare
alacremente nell’ombra, ma che hanno il grande torto di non avere gli stessi
titoli ed onorificenze. Con il diradamento dei focolai e l’allontanamento della
minaccia si è presentata l’occasione per la rivincita.
Tutto questo
rappresenta un dejà vu, una rievocazione di quanto successo nel 2009, l’anno
della pandemia influenzale. Anche in quell’occasione si erano alzate le voci dei tanti “esperti”,
di quelli che “ho capito tutto subito” e “non mi faccio condizionare”.
Riavvolgiamo la pellicola e proiettiamo alcune brevi sequenze di quel periodo.
A Marzo del
2009 risalgono le prime notizie di un nuovo virus, isolato negli USA ma i cui
primi casi si erano manifestati nel Messico, che coglie di sorpresa le autorità
sanitarie e l'opinione pubblica mondiale. Un evento di questo tipo in
verità era lungamente atteso, almeno dai maggiori organismi sanitari
mondiali, che negli anni precedenti avevano prefigurato scenari potenzialmente
drammatici legati ai temibili ceppi aviari, primo fra tutti l'H5N1,
responsabile di epidemie devastanti negli allevamenti avicoli e di diversi casi
umani. Nessuno si aspettava che un virus pandemico potesse nascere in occidente e
che avesse la sua origine nella popolazione di suini, che avevano tenuto in
ibernazione un virus discendente dal vecchio ceppo H1N1 del 1918,
successivamente rimescolatosi con virus aviari e virus umani per dare origine
alla nuova epidemia. Tant'è, quanto accaduto ci insegna come il virus
influenzale sia imprevedibile e quanto la sorveglianza debba essere a 360
gradi, non limitandosi, come dimostrano gli eventi di questi giorni, ai soli
virus influenzali. L'annuncio da parte dell'OMS della nuova pandemia, a giugno
del 2009, aveva come scopo principale quello di avviare la produzione dei
vaccini e dare attuazione ai piani pandemici delle nazioni, ma ha avuto
l'effetto di creare sgomento nella popolazione mondiale, che accostava quanto
stava accadendo al ricordo di tragedie dei tempi lontani. Con il passare delle
settimane ci si è resi conto che non si trattava di un’ecatombe, non c’erano le
cataste dei morti ai lati delle strade e il virus dilagava nel mondo senza
lasciare dietro di sé rovine fumanti. Fin dagli inizi non sono mancati gli
opinionisti alternativi, quelli che sono soliti ad “andare contro”
qualsiasi iniziativa o delibera che provenga dalle pubbliche autorità, che sono
viste come emanazione dei superpoteri occulti, trovando nei social media una
cassa di risonanza delle loro tesi deliranti. Il loro tamtam mediatico si è
fatto sentire sempre più forte, man mano che le paure di una catastrofe si
ridimensionavano e si aprivano le praterie alle teorie dei complotti,
conquistando fette sempre più larghe dell’opinione pubblica, spazi sempre più
ampi nelle pagine dei giornali fino a coinvolgere giornalisti, politici di
primo piano e, ahimè, ha finito per contagiare anche estese aree del mondo
scientifico. Alla fine l’OMS è
stata messa alla sbarra con l’accusa di aver allarmato inutilmente il mondo e di
aver proclamato una pandemia fasulla, condizionata dai colossi farmaceutici che
hanno alimentato le paure al solo scopo di vendere farmaci e vaccini non solo
inutili ma anche pericolosi. Il virus, si sosteneva, era una semplice variante
dei virus stagionali, perfino più blanda.
Sono passati
10 anni e molti aspetti di quella pandemia sono stati chiariti, dando ragione a
chi si è impegnato in prima persona per cercare di smontare le tesi
complottiste e per far venire a galla la verità. Il virus H1N1 aveva tutte le
carte in regola per essere definito un virus pandemico. Era del tutto nuovo,
anche se condivideva parte del suo patrimonio genetico con i virus del passato,
si era diffuso per ondate successive nel corso dei mesi estivi e autunnali a
dimostrazione della sua "novità" rispetto ai virus stagionali e,
soprattutto, aveva causato un bilancio di vittime che, seppure non
elevatissimo, risultava importante per fasce della popolazione solitamente
risparmiate dai virus tradizionali, con i giovani maggiormente presi di mira
rispetto gli anziani. Erano queste verità evidenti già all'epoca, almeno
per chi si era preso la briga di studiare le lezioni del passato, le
uniche che permettevano di interpretare correttamente gli avvenimenti.
I chierici sono
stati lesti a salire sul carro dei “vincitori”, unendo le loro sapienti parole
ai linguaggi più sgangherati che si udivano nelle piazze, con toni certamente
più misurati ma non meno pungenti nella sostanza. I nostri chierici non avevano le conoscenze di
base per capire che cosa stava effettivamente accadendo, ma la smania di
protagonismo, la ricerca di un quarto d’ora di gloria sotto le luci di una
telecamera, li portava a dispensare le pillole del loro finto sapere ad una
folla che si specchiava deliziata nelle loro proposizioni elegantemente
destabilizzanti. La pandemia era una farsa e bisognava richiudere nei loro
recinti i tecnici, sostenitori di una scienza astrusa fatta di aride formule
matematiche, che avevano ingannato e spaventato l’umanità con le loro pessimistiche
previsioni.
Si può
pensare che sia finita lì e che siano eventi da considerare archiviati. Non è
così. Quelle prese di posizione hanno non solo contribuito alla disfatta delle
campagne di sensibilizzazione della popolazione per quanto riguardava i
comportamenti prudenti da adottare e alla diserzione di massa dalla campagna di
vaccinazione ma anche alla perdita di credibilità delle nostre istituzioni. Di ciò
abbiamo pagato le conseguenze per anni, con il crollo delle percentuali di
vaccinazioni per l’influenza e successivamente anche di altre vaccinazioni
fondamentali. Ma l’aspetto più grave è che la sottovalutazione del virus H1N1
ha comportato una mancata presa di coscienza del rischio da parte di tante,
troppe persone che sono finite attaccate ai ventilatori e alle macchine
salvavita nei reparti di rianimazione di tutta Italia e molti di loro sono
deceduti nel corso di più stagioni. Tutto questo per un virus che è stato
etichettato come più blando di un virus stagionale. Ma bisognava voltare pagina
e ritornare a fare “vera” scienza, queste sono bazzecole.
Ma torniamo ai
nostri giorni. I chierici, dopo lo
sbandamento iniziale, hanno fiutato il momento favorevole per tornare a far
sentire la loro voce, grazie al credito di cui dispongono presso gli organi di
stampa. E lo hanno fatto lanciando dei messaggi molto forti, con lo scopo di
dare una decisa scrollata alle certezze maturate fino a quel momento.
La pandemia questa
volta è veramente iniziata (a differenza del 2009), ma ha già esaurito la sua
carica e ha lasciato il suolo italico. Se poi nel resto del mondo non è così
non ha importanza, ha preso un biglietto di sola andata. Del resto tutte le
pandemie prima o poi finiscono, questa è stata oltremodo gentile e dopo neppure
6 mesi deve essere considerata già defunta. Il blocco può avere in parte
aiutato, ma il virus è dotato di un orologio che comunque ne decretava in
anticipo il suo esaurimento, come dimostrano le vicende dei suoi predecessori
(uno). Dobbiamo credere al loro intuito di clinici di lungo corso.
La responsabilità più grande per le misure che hanno messo in ginocchio l’intero
paese ce l'hanno i tecnici, che hanno abilmente manovrato i politici. Sono loro la causa di tutte le sciagure che sono capitate in Italia, con
le loro previsioni catastrofiche, con le loro misure draconiane e liberticide,
con la loro cieca ostinazione.
Come nel
2009, la folla plaude alle loro dichiarazioni che vengono viste come dimostrazione
di tutti i loro convincimenti. Tra di loro tanti negazionisti, complottisti,
antivaccinisti, terrapiattisti, nanoscopisti.
In fondo da “è già finita” a “non
è mai realmente iniziata” il passo è breve. La galassia degli anti è tutta un
tripudio.
Può anche
essere, anche se improbabile, che il virus non torni più o si ripresenti nelle
vesti di un agnellino. Ma il danno di immagine per le nostre istituzioni sarà
enorme e si ripercuoterà per gli anni futuri, scavando un fossato ancora più
grande tra i cittadini e i loro rappresentanti.