domenica 16 novembre 2014

Ebola e Influenza: chi dobbiamo temere di più?







Ebola è la minaccia del momento, a cui vengono dedicati grandi titoli di prima pagina, che suscita allarmi che rimbalzano a livello planetario e, come riportano le cronache, all’ origine di   episodi di isteria nella popolazione al solo sospetto di casi, non importa quanto poco probabili. Viviamo in una società, almeno la nostra occidentale, molto più sicura e protetta nei confronti dei rischi per la salute, questo grazie agli indubbi progressi nel campo dell’ igiene, della medicina e della scienza ma non più libera da paure irrazionali. Nonostante non si verifichino più le epidemie dagli effetti devastanti come la peste o il vaiolo, nella gente comune è rimasta una paura atavica nei confronti di malattie che possano farci ripercorrere quelle pagine nere della nostra storia. E’ quanto sta avvenendo con ebola, a motivo delle cronache che ci hanno testimoniato delle terribili conseguenze della malattia nelle persone colpite e dell’ avanzata che in certi momenti è sembrata inesorabile e vicina a mettere a rischio la sicurezza dei nostri paesi. Abbiamo discusso in un precedente post le ragioni per le quali è altamente improbabile che ci possano essere rischi reali per la nostra società. Oggi vedremo insieme perché l’ influenza è in realtà una malattia molto più pericolosa, anche se nella percezione generale viene vista come una malattia di scarso rilevo e all’ origine di allarmi gonfiati da parte delle autorità che si occupano di esercitare la vigilanza a livello mondiale. Lo possiamo capire mettendo a  confronto le due malattie. Iniziamo con i dati storici. 

Ebola è un virus che pur esistendo da epoche lontane, ha fatto la sua comparsa ufficiale con il primo caso umano solo nel 1976, in una località dello Zaire nei pressi di un fiume da cui deriva il suo nome. In precedenza ha circolato in maniera silente, come semplice ospite inoffensivo, nell’ ambito delle popolazioni di pipistrelli dell’ africa e occasionalmente si è trasmesso ad alcuni primati che si cibavano di frutti contaminati. I pipistrelli rappresentano il serbatoio principale, anche se vengono sospettate altre specie come uccelli, artropodi e perfino piante.

L’ influenza invece è una malattia che è presente nella specie umana sin dagli albori della storia. Anche se il virus è stato isolato solo nel 1931, la sua presenza è testimoniata dalle cronache del passato che ci raccontano di epidemie con caratteristiche simili a quelle odierne. La prima pandemia documentata risale al 1500.

Ebola spaventa di più in virtù della sua alta letalità. Infatti fino al 70% dei soggetti colpiti vengono uccisi dal virus, che ha la tendenza di sconvolgere il nostro sistema immunitario e di provocare disfunzioni in vari organi. L’ influenza è invece accreditata di una mortalità molto più bassa, dell’ ordine dello 0,1% dei casi. Perfino la terribile pandemia del 1918 aveva un indice di letalità che si calcola non superiore  al 2%. Sotto questo aspetto diciamo che non c’è paragone e la sfida, se vogliamo chiamarla così, sembra essere nettamente a favore del virus africano. 

Ma vi sono molti altri aspetti che bisogna considerare per valutare la reale pericolosità di una malattia. Ebola, come abbiamo detto, provoca una malattia dagli effetti devastanti che dà poche speranze a chi la contrae, ma questo risulta essere anche uno dei suoi più  grossi limiti. Le ragioni del successo dei virus, da quelli più comuni ad altri meno conosciuti, consiste nel creare un equilibrio tra aggressore ed ospite tale da permettere al virus non solo di replicarsi ma anche di diffondere a molti altri contatti e perpetuare così la sua esistenza. Un virus che uccide più del 40-50% dei soggetti colpiti limita anche grandemente la sua capacità di trasmissione, tanto più quanto maggiore sarà la sua letalità. Possiamo paragonarlo ad un fuoco impetuoso che, una volta che ha esaurito la materia che lo alimenta, è destinato ad estinguersi. 
 Un altro limite di ebola è il fatto di essere trasmissibile solo per contatto diretto con soggetti che manifestano la malattia in maniera sintomatica e con sintomi per di più molto evidenti e  comunque tali da non passare inosservati. Nella fase che precede la comparsa dei sintomi o da parte  di soggetti che contraggono l’ infezione in modo silente, come può essere dimostrato a posteriori da una positività delle indagini sierologiche, non avviene trasmissione. Tutto questo facilita le misure di profilassi e di quarantena che, se realizzate in maniera rigorosa, riescono ad arginare la sua propagazione.




Il virus influenzale, al contrario, è un virus che nella sua storia millenaria si è adattato perfettamente all’ uomo. Vediamo quali sono le caratteristiche che lo contraddistinguono rispetto ad ebola e ad altri patogeni emergenti e ne fanno un virus vincente:

-Si trasmette da uomo a uomo senza bisogno di utilizzare vettori animali e, grazie alla presenza nelle goccioline sospese nell’ aria, anche a distanze di diversi metri dal soggetto infetto.

-Il contagio avviene già nella fase in cui il soggetto è asintomatico e inoltre una grande maggioranza di ammalati presenta quadri lievi o del tutto inapparenti rendendolo difficilmente contenibile mediante le tradizionali misure igieniche e di quarantena.

-E’ in grado di diffondere in tempi molto rapidi a livello planetario, come si è visto con il virus pandemico H1N1.

-Pur avendo una bassa letalità, la sua ampia diffusione comporta un bilancio globale di 4-500000 morti che si rinnova ogni anno.

-E’ ampiamente diffuso nel regno animale, in moltissime specie, in particolare negli uccelli selvatici che costituiscono il serbatoio principale e che con le rotte migratorie lo veicolano  a grandi distanze.

 - Attraverso continui scambi tra le specie si determinano riarrangiamenti del materiale genetico e l’ emergenza di nuovi ceppi che hanno la potenzialità di saltare all’ uomo e di dare luogo a nuove  pandemie.

Il virus ebola possiamo raffigurarlo come un gigante di cartapesta, reso grande solo dalle nostre debolezze e destinato a sgonfiarsi quando viene contrastato con misure efficaci e tempestive. Il virus dell’  influenza invece è scaltro e si mimetizza dietro un’immagine apparentemente innocua, ma in realtà rappresenta un’ emergenza costante, che richiede un grande impegno dei sistemi sanitari dei singoli paesi per limitarne le ricadute stagionali e  degli organi di sorveglianza mondiali per monitorarne gli imprevedibili sviluppi.




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