domenica 17 maggio 2015

Cambiamenti globali e rischi per la salute: l' emergenza delle malattie infettive





Viviamo in un mondo caratterizzato da grandi disuguaglianze in cui meno del 20% della popolazione mondiale detiene più dell' 80% delle ricchezze globali, con aree in cui le nuove tecnologie ed il progresso hanno permesso di raggiungere standard elevati di vita ed altre che sono ancora lontane dal raggiungere traguardi minimi non solo di benessere ma anche di sopravvivenza. E' un mondo sempre più interconnesso grazie ai mezzi di comunicazione e ai trasporti che permettono a persone e merci di viaggiare ad una velocità e in quantità senza precedenti ma in cui larghi strati della popolazione dipendono ancora da un' economia basata su sistemi primitivi di produzione e scambio. E' un mondo in cui, grazie all' aumento dell' utilizzo delle risorse materiali disponibili, sono notevolmente migliorate le condizioni di vita per strati crescenti della popolazione, ma è anche un mondo in cui sono enormemente aumentati i rischi per la vita e la salute derivanti da un mancato rispetto degli equilibri tra l' uomo e l' ambiente naturale che lo circonda e dal massiccio e indiscriminato sfruttamento di aria, acqua e suolo.

I cambiamenti indotti da una crescita non sostenibile hanno portato a importanti ripercussioni sull' ambiente  che, a loro volta, sono all' origine di fenomeni che preoccupano non poco per l' avvenire delle generazioni future quali l' aumento dell' anidride carbonica nell' atmosfera, l' innalzamento delle temperature, la desertificazione crescente, lo scioglimento dei ghiacciai e l' innalzamento dei mari, lo sconvolgimento del clima con un aumento esponenziale di eventi climatici estremi. Meno considerate ma ugualmente importanti sono le conseguenze sul piano della salute, con un crescente numero di minacce, a cominciare da quelle derivanti dall' inquinamento dell' ambiente e da errati stili di vita fino alle emergenze degli ultimi anni per il susseguirsi di malattie infettive vecchie e nuove.



Non più di 50 anni fa era credenza diffusa che la battaglia dell' uomo nei confronti delle malattie infettive fosse prossima ad una conclusione vittoriosa, grazie ai progressi delle conoscenze, alla migliore igiene e al perfezionamento degli strumenti farmacologici, ma questa si è rivelata un' illusione. Molte nuove malattie sono comparse all' orizzonte e altre che sembravano sulla via del declino stanno rialzando la testa e ponendo una minaccia che si estende anche al di là dei tradizionali bacini di diffusione. Globalmente le malattie infettive rappresentano la causa principale di morte nei paesi del terzo mondo, ma mantengono un ruolo importante anche nei paesi occidentali, tra cui l' Italia.

Per malattia infettiva si intende una malattia che è in grado di produrre un danno nell' organismo ospite e che si diffonde ad altri individui, sia direttamente sia tramite la presenza di animali vettori. I microorganismi in grado di provocare malattia sono chiamati patogeni. Veri patogeni sono quelli che causano un danno in ogni ospite potenzialmente suscettibile, mentre sono definiti opportunistici quelli che solo occasionalmente sono causa di problemi in soggetti sani. I termini “infezione” e “malattia” non sono sinonimi, in quanto il primo si riferisce alla crescita del microorganismo nei tessuti dell' ospite mentre il secondo al danno che ne può, non necessariamente, conseguire. Ci sono agenti infettivi molto contagiosi ma che raramente causano malattia (come il virus della polio) e altri che sono terribilmente virulenti, ma non altrettanto contagiosi ( ad esempio il virus ebola). I patogeni più temibili sono quelli che sono sia molto contagiosi sia molto virulenti. Ci sono 5 tipi maggiori di agenti infettivi: batteri, virus, funghi, protozoi ed elminti. La branchia della medicina che si occupa dell' impatto sulla popolazione delle malattie , in particolare di quelle infettive, ma anche di natura tumorale, degenerativa e ambientale, si chiama epidemiologia. Il suo scopo è quello di prevenire o minimizzare l' impatto delle malattie, individuando i fattori che ne favoriscono e ostacolano la diffusione. In alcune circostanze gli epidemiologi sono dei detectives che si occupano di scoprire le cause di una nuova malattia e di individuarne i serbatoi naturali e le vie di trasmissione. Per serbatoi ci si riferisce all' ambito in cui il microorganismo è in grado di vivere e di riprodursi: per esempio l' uomo è l' unico serbatoio del morbillo, che non è in grado di infettare altre specie. Il maggiore serbatoio della Yersinia Pestis sono invece i roditori. Ci sono anche serbatoi non viventi, come il suolo per i funghi o il bacillo del tetano. Gli agenti infettivi si trasmettono per contatto diretto o indiretto. Il contatto diretto avviene quando un individuo si infetta mediante contatto con un serbatoio della malattia, per esempio toccando una persona infetta, ingerendo carne infetta o venendo morso da animali vettori. La trasmissione diretta può avvenire anche mediante l' inalazione di particelle emesse nell' ambiente con i colpi di tosse o gli starnuti o mediante rapporti sessuali. La trasmissione indiretta si verifica quando un microorganismo può sopravvivere nell' ambiente, al di fuori dell' animale che lo ospita abitualmente, per un lungo periodo di tempo prima di trasmettersi ad un altro individuo. Un esempio significativo sono le malattie a trasmissione oro-fecale come le gastroenteriti.

Fondamentali nel controllo delle malattie sono quelle misure che hanno l' obiettivo di eliminare gli agenti infettivi dai loro serbatoi e dalle loro catene di trasmissione, mediante il trattamento delle acque potabili, delle acque reflue, la sicurezza alimentare, i controlli veterinari e i programmi di vaccinazione.

Un' arma importante di contrasto è rappresentata dai farmaci antimicrobici, che hanno avuto un ruolo determinante nel ridurre l' impatto e la diffusione delle malattie ma che oggi si trovano a dover far fronte al fenomeno sempre più preoccupante delle resistenze. Già Fleming, lo scopritore della penicillina, aveva osservato che alcuni batteri si dimostravano resistenti alla molecola e aveva messo in guardia nei confronti di un uso indiscriminato di questi farmaci. Nel 1946 si stimava che il 14% dei ceppi di stafilococchi fossero resistenti alla penicillina, oggi lo sono il 90%.



In questi ultimi anni gli scienziati hanno lanciato un allarme  per la crescente minaccia rappresentata da malattie emergenti e ri-emergenti. Nel 2010 si contavano già 45 nuove malattie che nelle precedenti due decadi erano passate dall' animale all' uomo, ed erano ancora in là da venire  il Mers-Coronavirus e il virus aviario H7N9 che negli ultimi 2 anni hanno causato centinaia di casi umani e una percentuale significativa di vittime.

Dal 1980 ad oggi si è verificato un aumento costante del numero di epidemie legate ad agenti infettivi a livello mondiale. La salmonella e l' influenza guidano la classifica. Nel 65% dei casi si tratta di zoonosi, cioè di malattie trasmesse da animali, come la dengue dalle zanzare o l' ebola dai pipistrelli.
E' questo il risultato dell' analisi del GIDEON ( Global Infectious Disease and Epidemiology Online Network),  che contempla 44 milioni di infezioni in 219 paesi tra il 1980 e il 2013.
Tra il 1980 e il 1985 ci sono state meno di 1000 epidemie, mentra tra il 2000 e il 2005 il numero è stato di quasi 3000. C' è stato sicuramente un' aumento legato ad una maggiore sorveglianza e condivisione delle informazioni, ma anche tenendo conto di questi fattori l' aumento in 33 anni risulta essere consistente. C' è anche una nota positiva: si è osservata una tendenza ad un numero inferiore di soggetti colpiti, probabilmente per merito di un miglioramento delle strategie di prevenzione e di trattamento.

Dal 2000 al 2010 le più comuni infezioni trasmesse dagli animali all' uomo sono state:

1) Salmonella
2) E. coli
3) influenza A
4) epatite A
5) antrace
6) dengue
7) shigellosi
8) tuberculosi
9) chikungunya
10) trichinosi


Altre infezioni come quella da campylobacter, epatite E, criptosporidiosi sono uscite dalla top ten.
Tra le infezioni specifiche dell' uomo la classifica è la seguente:

1) gastroenterite
2) colera
3) morbillo
4) enterovirus
5) meningite batterica
6) legionellosi
7) febbre tifoidea
8) rotavirus
9) parotite
10) pertosse




Per malattie emergenti ci si riferisce a malattie che non si sono mai manifestate in precedenza o che in precedenza hanno interessato solo piccoli gruppi di persone in luoghi circoscritti ( aids, ebola). Malattie riemergenti sono invece quelle che erano in passato un problema importante di salute pubblica a livello globale o di singoli paesi, che successivamente hanno perso terreno ma che poi l' hanno riguadagnato per una proporzione significativa della popolazione ( malaria, tubercolosi).

Tra le cause dell' aumento consistente di incidenza di malattie ci sono certamente fattori correlati ai patogeni, come la capacità di adattamento e di acquisire resistenza ai farmaci ( tubercolosi, malaria), da cui discendono una maggiore difficoltà nel trattare le malattie e la necessità di ricorrere a farmaci più costosi e con maggiori effetti collaterali, anche se una responsabilità importante ricade sull' uomo per un uso sconsiderato di questi importanti presidi. Ma all' uomo e alla sua perniciosa influenza sull' ambiente va ricondotta la motivazione principale delle sempre nuove minacce che ci troviamo ad affrontare. Ci sono, per iniziare, fattori legati ai comportamenti come l' utilizzo di droghe e di pratiche sessuali non protette che hanno favorito malattie come l' HIV, la sifilide e la gonorrea, i cambiamenti nelle tecniche dell' agricoltura e nella lavorazione dei cibi ( E.coli), la maggiore frequenza dei viaggi internazionali ( influenza, sars). Fattori demografici, come l' urbanizzazione in città densamente popolate o lo spostamento verso aree precedentemente non abitate alla ricerca di nuovi insediamenti e fonti di cibo o gli spostamenti di masse a causa di eventi climatici estremi o di conflitti, possono favorire da una parte l' acquisizione di nuove malattie ( zoonosi) e dall' altra la loro diffusione. L' utilizzo di sistemi di allevamento intensivo di animali e il trasporto e commercio di prodotti per il consumo, se non sono associati a rigorosi controlli veterinari e a sistemi moderni di gestione di tutta la filiera, si associano al rischio di diffusione di ceppi patogeni nell' ambito degli animali stessi e da questi all' uomo: in Cina l' aumento della popolazione e del consumo di prodotti avicoli ha portato ad una crescita esponenziale del numero di oche e polli, il cui commercio viene però gestito con i sistemi tradizionali di vendita di animali vivi nei mercati cittadini, pratica che si ritiene essere la maggiore responsabile dei casi umani di influenza H7N9. Fattori climatici, come l' aumento delle temperature e delle precipitazioni, sono responsabili di catastrofi naturali e fanno si che si allarghi il bacino di malattie prima confinate ai paesi di area tropicale o sub-tropicale ( malattia del Nilo, chikungunya). Infine, la persistenza nel pianeta di ampie sacche di povertà, di analfabetismo e di carenze infrastrutturali predispone alle epidemie di malattie facilmente controllabili secondo i nostri standard, la cui gestione è resa maggiormente complicata a causa della resistenza o dell' aperto rifiuto di interventi sanitari da parte delle popolazioni coinvolte. E' stato questo il caso della recente epidemia di ebola che è costata un enorme sforzo della comunità internazionale, purtroppo deciso con grande ritardo, per riuscire a contenerla.



Il fatto che ci sia una maggiore consapevolezza di queste problematiche è certamente positivo, ma la sfida per i prossimi anni sarà data dalla necessità di potenziare gli strumenti di sorveglianza e di prevenzione a livello globale per poter identificare e gestire nel miglior modo e in tempi più rapidi la attuali e le future emergenze ma soprattutto di ripensare allo sviluppo del nostro pianeta in termini di maggiore sostenibilità e di eguaglianza nella distribuzione delle risorse.




























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