Viviamo in un
mondo caratterizzato da grandi disuguaglianze in cui meno del 20%
della popolazione mondiale detiene più dell' 80% delle ricchezze
globali, con aree in cui le nuove tecnologie ed il progresso hanno
permesso di raggiungere standard elevati di vita ed altre che sono
ancora lontane dal raggiungere traguardi minimi non solo di benessere
ma anche di sopravvivenza. E' un mondo sempre più interconnesso
grazie ai mezzi di comunicazione e ai trasporti che permettono a
persone e merci di viaggiare ad una velocità e in quantità senza
precedenti ma in cui larghi strati della popolazione dipendono ancora
da un' economia basata su sistemi primitivi di produzione e scambio.
E' un mondo in cui, grazie all' aumento dell' utilizzo delle risorse
materiali disponibili, sono notevolmente migliorate le condizioni di
vita per strati crescenti della popolazione, ma è anche un mondo in
cui sono enormemente aumentati i rischi per la vita e la salute
derivanti da un mancato rispetto degli equilibri tra l' uomo e l'
ambiente naturale che lo circonda e dal massiccio e indiscriminato
sfruttamento di aria, acqua e suolo.
I cambiamenti
indotti da una crescita non sostenibile hanno portato a importanti
ripercussioni sull' ambiente
che, a loro volta, sono all' origine di fenomeni che preoccupano non
poco per l' avvenire delle generazioni future quali l' aumento dell'
anidride carbonica nell' atmosfera, l' innalzamento delle
temperature, la desertificazione crescente, lo scioglimento dei
ghiacciai e l' innalzamento dei mari, lo sconvolgimento del clima con
un aumento esponenziale di eventi climatici estremi. Meno considerate
ma ugualmente importanti sono le conseguenze sul piano della salute, con un crescente
numero di minacce, a cominciare da quelle derivanti dall'
inquinamento dell' ambiente e da errati stili di vita fino alle
emergenze degli ultimi anni per il susseguirsi di malattie infettive
vecchie e nuove.
Non più di 50
anni fa era credenza diffusa che la battaglia dell' uomo nei
confronti delle malattie infettive fosse prossima ad una conclusione
vittoriosa, grazie ai progressi delle conoscenze, alla migliore
igiene e al perfezionamento degli strumenti farmacologici, ma questa
si è rivelata un' illusione. Molte nuove malattie sono comparse all'
orizzonte e altre che sembravano sulla via del declino stanno
rialzando la testa e ponendo una minaccia che si estende anche al di
là dei tradizionali bacini di diffusione. Globalmente le malattie
infettive rappresentano la causa principale di morte nei paesi del
terzo mondo, ma mantengono un ruolo importante anche nei paesi occidentali, tra cui l' Italia.
Per malattia
infettiva si intende una malattia che è in grado di produrre un
danno nell' organismo ospite e che si diffonde ad altri individui,
sia direttamente sia tramite la presenza di animali vettori. I microorganismi
in grado di provocare malattia sono chiamati patogeni. Veri patogeni
sono quelli che causano un danno in ogni ospite potenzialmente
suscettibile, mentre sono definiti opportunistici quelli che solo occasionalmente sono causa di problemi in soggetti sani. I termini “infezione” e “malattia” non
sono sinonimi, in quanto il primo si riferisce alla crescita del
microorganismo nei tessuti dell' ospite mentre il secondo al danno
che ne può, non necessariamente, conseguire. Ci sono agenti
infettivi molto contagiosi ma che raramente causano malattia (come il
virus della polio) e altri che sono terribilmente virulenti, ma non
altrettanto contagiosi ( ad esempio il virus ebola). I patogeni più
temibili sono quelli che sono sia molto contagiosi sia molto
virulenti. Ci sono 5 tipi maggiori di agenti infettivi: batteri,
virus, funghi, protozoi ed elminti. La
branchia della medicina che si occupa dell' impatto sulla popolazione
delle malattie , in particolare di quelle infettive, ma anche di
natura tumorale, degenerativa e ambientale, si chiama epidemiologia. Il suo scopo è quello
di prevenire o minimizzare l' impatto delle malattie, individuando i
fattori che ne favoriscono e ostacolano la diffusione. In alcune
circostanze gli epidemiologi sono dei detectives che si occupano di
scoprire le cause di una nuova malattia e di individuarne i serbatoi
naturali e le vie di trasmissione. Per serbatoi ci si riferisce all'
ambito in cui il microorganismo è in grado di vivere e di
riprodursi: per esempio l' uomo è l' unico serbatoio del morbillo,
che non è in grado di infettare altre specie. Il maggiore serbatoio
della Yersinia Pestis sono invece i roditori. Ci sono anche serbatoi
non viventi, come il suolo per i funghi o il bacillo del tetano. Gli
agenti infettivi si trasmettono per contatto diretto o indiretto. Il
contatto diretto avviene quando un individuo si infetta mediante
contatto con un serbatoio della malattia, per esempio toccando una
persona infetta, ingerendo carne infetta o venendo morso da animali
vettori. La trasmissione diretta può avvenire anche mediante l'
inalazione di particelle emesse nell' ambiente con i colpi di tosse o
gli starnuti o mediante rapporti sessuali. La trasmissione indiretta
si verifica quando un microorganismo può sopravvivere nell'
ambiente, al di fuori dell' animale che lo ospita abitualmente, per
un lungo periodo di tempo prima di trasmettersi ad un altro
individuo. Un esempio significativo sono le malattie a trasmissione
oro-fecale come le gastroenteriti.
Fondamentali
nel controllo delle malattie sono quelle misure che hanno l'
obiettivo di eliminare gli agenti infettivi dai loro serbatoi e dalle
loro catene di trasmissione, mediante il trattamento delle acque
potabili, delle acque reflue, la sicurezza alimentare, i controlli
veterinari e i programmi di vaccinazione.
Un' arma
importante di contrasto è rappresentata dai farmaci antimicrobici,
che hanno avuto un ruolo determinante nel ridurre l' impatto e la
diffusione delle malattie ma che oggi si trovano a dover far fronte
al fenomeno sempre più preoccupante delle resistenze. Già Fleming,
lo scopritore della penicillina, aveva osservato che alcuni batteri
si dimostravano resistenti alla molecola e aveva messo in guardia nei
confronti di un uso indiscriminato di questi farmaci. Nel 1946 si
stimava che il 14% dei ceppi di stafilococchi fossero resistenti alla
penicillina, oggi lo sono il 90%.
In questi
ultimi anni gli scienziati hanno lanciato un allarme
per la crescente minaccia rappresentata da malattie emergenti e
ri-emergenti. Nel 2010 si contavano già 45 nuove malattie che nelle
precedenti due decadi erano passate dall' animale all' uomo, ed
erano ancora in là da venire il Mers-Coronavirus
e il virus aviario H7N9 che negli ultimi 2 anni hanno causato
centinaia di casi umani e una percentuale significativa di vittime.
Dal 1980 ad
oggi si è verificato un aumento costante del numero di epidemie
legate ad agenti infettivi a livello mondiale. La salmonella e l'
influenza guidano la classifica. Nel 65% dei casi si tratta di
zoonosi, cioè di malattie trasmesse da animali, come la dengue dalle
zanzare o l' ebola dai pipistrelli.
E' questo il risultato dell' analisi del GIDEON ( Global Infectious Disease and Epidemiology Online Network), che contempla 44 milioni di infezioni in 219 paesi tra il 1980 e il 2013.
Tra il 1980 e il 1985 ci sono state meno di 1000 epidemie, mentra tra il 2000 e il 2005 il numero è stato di quasi 3000. C' è stato sicuramente un' aumento legato ad una maggiore sorveglianza e condivisione delle informazioni, ma anche tenendo conto di questi fattori l' aumento in 33 anni risulta essere consistente. C' è anche una nota positiva: si è osservata una tendenza ad un numero inferiore di soggetti colpiti, probabilmente per merito di un miglioramento delle strategie di prevenzione e di trattamento.
E' questo il risultato dell' analisi del GIDEON ( Global Infectious Disease and Epidemiology Online Network), che contempla 44 milioni di infezioni in 219 paesi tra il 1980 e il 2013.
Tra il 1980 e il 1985 ci sono state meno di 1000 epidemie, mentra tra il 2000 e il 2005 il numero è stato di quasi 3000. C' è stato sicuramente un' aumento legato ad una maggiore sorveglianza e condivisione delle informazioni, ma anche tenendo conto di questi fattori l' aumento in 33 anni risulta essere consistente. C' è anche una nota positiva: si è osservata una tendenza ad un numero inferiore di soggetti colpiti, probabilmente per merito di un miglioramento delle strategie di prevenzione e di trattamento.
Dal 2000 al 2010 le più comuni infezioni
trasmesse dagli animali all' uomo sono state:
2) E. coli
3) influenza A
4) epatite A
5) antrace
6) dengue
7) shigellosi
8) tuberculosi
9) chikungunya
10) trichinosi
Altre infezioni come quella da campylobacter, epatite E, criptosporidiosi sono uscite dalla top ten.
Tra le infezioni specifiche dell' uomo la classifica è la seguente:
1) gastroenterite
2) colera
3) morbillo
4) enterovirus
5) meningite batterica
6) legionellosi
7) febbre tifoidea
8) rotavirus
9) parotite
10) pertosse
Per malattie
emergenti ci si riferisce a malattie che non si sono mai manifestate
in precedenza o che in precedenza hanno interessato solo piccoli
gruppi di persone in luoghi circoscritti ( aids, ebola). Malattie
riemergenti sono invece quelle che erano in passato un problema
importante di salute pubblica a livello globale o di singoli paesi,
che successivamente hanno perso terreno ma che poi l' hanno
riguadagnato per una proporzione significativa della popolazione (
malaria, tubercolosi).
Tra le cause
dell' aumento consistente di incidenza di malattie ci sono certamente
fattori correlati ai patogeni, come la capacità di adattamento e di
acquisire resistenza ai farmaci ( tubercolosi, malaria), da cui discendono una
maggiore difficoltà nel trattare le malattie e la necessità di
ricorrere a farmaci più costosi e con maggiori effetti collaterali, anche se
una responsabilità importante ricade sull' uomo per un uso
sconsiderato di questi importanti presidi.
Ma all' uomo e alla sua perniciosa influenza sull' ambiente va
ricondotta la motivazione principale delle sempre nuove minacce che
ci troviamo ad affrontare. Ci sono, per iniziare, fattori legati ai
comportamenti come l' utilizzo di droghe e di pratiche sessuali non
protette che hanno favorito malattie come l' HIV, la sifilide e la
gonorrea, i cambiamenti nelle tecniche dell' agricoltura e nella
lavorazione dei cibi ( E.coli), la maggiore frequenza dei viaggi
internazionali ( influenza, sars). Fattori demografici, come l'
urbanizzazione in città densamente popolate o lo spostamento verso
aree precedentemente non abitate alla ricerca di nuovi insediamenti e
fonti di cibo o gli spostamenti di masse a causa di eventi climatici
estremi o di conflitti, possono favorire da una parte l' acquisizione
di nuove malattie ( zoonosi) e dall' altra la loro diffusione. L'
utilizzo di sistemi di allevamento intensivo di animali e il
trasporto e commercio di prodotti per il consumo, se non sono
associati a rigorosi controlli veterinari e a sistemi moderni di
gestione di tutta la filiera, si associano al rischio di diffusione
di ceppi patogeni nell' ambito degli animali stessi e da questi all'
uomo: in Cina l' aumento della popolazione e del consumo di prodotti
avicoli ha portato ad una crescita esponenziale del numero di oche e
polli, il cui commercio viene però gestito con i sistemi tradizionali
di vendita di animali vivi nei mercati cittadini, pratica che si
ritiene essere la maggiore responsabile dei casi umani di influenza
H7N9. Fattori climatici, come l' aumento delle
temperature e delle precipitazioni, sono responsabili di catastrofi
naturali e fanno si che si allarghi il bacino di malattie prima
confinate ai paesi di area tropicale o sub-tropicale ( malattia del
Nilo, chikungunya). Infine, la persistenza nel pianeta di ampie
sacche di povertà, di analfabetismo e di carenze infrastrutturali
predispone alle epidemie di malattie facilmente controllabili
secondo i nostri standard, la cui gestione è resa maggiormente
complicata a causa della resistenza o dell' aperto rifiuto di
interventi sanitari da parte delle popolazioni coinvolte. E' stato
questo il caso della recente epidemia di ebola che è costata un
enorme sforzo della comunità internazionale, purtroppo deciso con grande ritardo, per riuscire a contenerla.
Il fatto che ci
sia una maggiore consapevolezza di queste problematiche è certamente
positivo, ma la sfida per i prossimi anni sarà data dalla necessità di
potenziare gli strumenti di sorveglianza e di prevenzione a livello
globale per poter identificare e gestire nel miglior modo e in tempi
più rapidi la attuali e le future emergenze ma soprattutto di
ripensare allo sviluppo del nostro pianeta in termini di maggiore
sostenibilità e di eguaglianza nella distribuzione delle risorse.
Nessun commento:
Posta un commento