Il
26 Gennaio scorso ha suscitato un certo clamore il caso riportato dai media
internazionali di una donna canadese
risultata infetta con il virus H7N9, contratto dopo un viaggio in Cina. Subito dopo è stata confermato il contagio anche del suo compagno.
Questo
evento ha riacceso per breve tempo i riflettori su un’ epidemia che è arrivata
alla sua terza stagione e non dà ancora segnali di attenuazione. Il fatto è che
l’attenzione su questi avvenimenti, come con altre epidemie ugualmente
minacciose in varie parti del mondo ( vedi ebola, mers-coronavirus, H5N1) risulta elevata in misura proporzionale alla loro novità, con
paure che spesso travalicano quelli che sono i reali pericoli ma, appena
ci si rende conto che non ci sono minacce di estensione al di fuori dei
territori di origine, si tende a cancellarli dal proprio orizzonte visivo. In
realtà è bene stare sempre con gli occhi bene aperti perché gli sviluppi possono essere imprevedibili e per non far mancare una costante pressione dell’ opinione
pubblica internazionale sui paesi coinvolti, così da spingerli a non allentare le misure di
controllo e di contenimento.
I
primi rapporti che riferiscono del rilevamento di un nuovo ceppo influenzale
risalgono a marzo del 2013. In precedenza il virus H7N9 era stato isolato nei
polli negli USA e nelle anatre in Corea del Sud. Il 31 Marzo viene comunicato
il primo caso di infezione umana legata al nuovo virus in un residente a
Shanghai. I primi tre casi umani coinvolgono la provincia di Anhui e Shanghai.
Shanghai
è stata una delle zone più colpite in quanto ubicata lungo le rotte migratorie
degli uccelli selvatici tra l’ Australia e l’ Asia. Successivi casi si
sono manifestati nella città vicine delle province del Jiangsu, Zhejiang e
Anhui, lungo il delta del fiume Yangtze,
nella parte orientale della Cina. La prima ondata durerà fino a Maggio
del 2013 e farà registrare 133 casi e 45 morti. I tipici sintomi di
esordio sono febbre e tosse che tendono
a progredire in polmonite e, in diversi casi, in quadri refrattari di ARDS con grave
ipossiemia e spesso esito fatale. Molti soggetti hanno precedenti patologie, ma il
27% degli affetti è sano. Attraverso
indagini estese di pazienti con sintomi simil-influenzali che non ricorrevano
alle cure ospedaliere sono stati individuati anche casi lievi. In particolare i
bambini sembrano accusare una malattia più leggera, forse per una minore esposizione alle fonti animali.
Quello che infatti è apparso subito evidente è stata
la frequente associazione della malattia con un precedente contatto con animali di allevamento. 2/3 dei pazienti aveva una storia di esposizione ad animali,
soprattutto pollame, sia per attività di tipo lavorativo sia per aver
frequentato mercati avicoli nei 7 giorni precedenti l’ inizio dei sintomi.
Indagini epidemiologiche hanno riscontrato virus molto simili nelle oche,
polli, piccioni e negli ambienti circostanti i mercati di uccelli vivi.
La Cina ha avuto uno sviluppo considerevole in questi ultimi 25 anni sia dal
punto di vista demografico sia della crescita economica, con un aumento del reddito e del
benessere delle famiglie. All’ aumentata industrializzazione del
paese si è associata un aumento dell’ urbanizzazione. Ma a questi elementi,
tipici di una società che sta subendo un’ evoluzione da un economia tipicamente
rurale ad una più moderna di stampo occidentale, non si è associato un
cambiamento delle abitudini della popolazione rispetto alle sue tradizioni
millenarie. Lo dimostra il ruolo ancora importante che è svolto dai mercati di
pollame vivo, che rappresentano il
sistema di vendita e scambio più diffuso e che con i cambiamenti in atto hanno semmai
acquisito dimensioni ancora più ampie, dovendo soddisfare le necessità di città
sempre più popolose invece che di piccole realtà rurali.
L’
allevamento e la commercializzazione dei volatili di allevamento, in
particolare polli, anatre e piccioni, rappresenta uno dei settori di punta dell’
economia cinese ( come avviene anche in altri paesi dell' area, vedi Thailandia, Laos, Singapore). L’ industria del pollame è seconda solo a
quella dei suini nel sostenere i fabbisogni di carne di una popolazione che
cresce sempre più. Nel 2011 la produzione di carne suina è stata pari a 50,5
milioni di tonnellate, quella avicola di 17,1 milioni e di manzo 6,5 milioni.
L’ industria e il consumo del pollame hanno avuto un' impennata negli ultimi 20 anni:
Un’
indagine compiuta nel 2006 a Guangzhou, capitale del Guangdong, ha dimostrato
che l’ 80% dei residenti aveva acquistato del pollame almeno una volta nell’
ultimo anno e frequenti erano gli acquisti ripetuti. Questi mercati
rappresentano un rischio sia per la trasmissione di virus influenzali emergenti
nell’ ambito delle diverse popolazioni di uccelli domestici sia, come si è
visto con l’ epidemia del virus H7N9,
per il possibile contagio dell’ uomo. La dimostrazione è che la chiusura di questi mercati è stata la misura più
efficace nel contenere la diffusione dell’ epidemia nel corso della prima
ondata e delle successive.
Ma se i mercati hanno un importante ruolo nella diffusione del nuovo virus, le sue origini vanno fatte risalire alI' incrocio di virus di specie selvatiche e domestiche. I grandi allevamenti di volatili, in particolare se
non vengono adottate stringenti misure di controllo veterinario, comportano un rischio importante di dare origine a nuovi ceppi virali, in virtù della possibile combinazione con virus veicolati
dagli uccelli migratori che attraversano la Cina nelle loro rotte dalla
Australia all’ Asia e all’ Europa orientale. Le prime indagini filogenetiche hanno indicato che virus
del tipo H7 di origini eurasiatica erano passati dalle oche domestiche ai
polli e avevano fornito la componente HA mentre la NA sembra sia derivata da
virus del tipo H11N9 e H2N9 trovati in uccelli migratori della zona di
Hong-Kong. Inoltre 6 degli 8 segmenti
del suo RNA provengono da virus del tipo H9N2, ampiamente diffusi negli
allevamenti di pollame domestico. Questo processo di acquisizione è
probabilmente avvenuto in varie tappe, l’ ultima delle quali sembra essersi
realizzata nel delta del fiume Yangtze, nella Cina orientale. Il nuovo ceppo si
è poi diffuso negli allevamenti di polli dove causa, a differenza di altri
ceppi pericolosi per l’ uomo come l’ H5N1, malattie di lieve entità, rendendolo così meno riconoscibile e quindi particolarmente insidioso per l’ uomo.
Ma
quello che preoccupa è che successive analisi hanno mostrato che nuovi scambi di materiale con ceppi del tipo H9N2
sono avvenuti nel corso della seconda ondata, ad indicare un continuo
rimodellamento del virus, che potrebbe portare alla nascita di varianti più
pericolose per l’ uomo.
I
virus del tipo H9N2, da cui il virus H7N9 ha ricavato molte delle sue
componenti, sono endemici nelle popolazioni dei polli presenti in Cina già da 10 anni, anche a motivo delle campagne di vaccinazione che hanno permesso di selezionare ceppi con caratteristiche
antigeniche diverse e che si sono maggiormente adattate al pollame.
In Cina viene utilizzato il 90% dei
vaccini mondiali per contrastare la diffusione dell’ influenza aviaria, in
particolare la sua variante considerata più pericolosa, l’ H5N1. Se queste
estese campagne di vaccinazione hanno limitato fortemente la circolazione del
virus H5N1, non sono state in grado di impedire l’emergenza di ceppi
antigenicamente modificati del tipo H5 e non H5. L’ OIE ( organizzazione per la
salute animale) ha da tempo messo in guardia contro un uso indiscriminato di vaccini, specie se utilizzati in modo inappropriato e non aggiornati, in quanto possono mascherare e addirittura favorire l’ emergere
di nuovi ceppi.
La
vaccinazione non deve essere l’ unico sistema di controllo della malattie
potenzialmente pericolose e non deve essere utilizzata per tempi
prolungati, ma deve prevedere delle
“exit strategy” oltre ad essere affiancata da
altre misure di biosicurezza nella
fattorie e nei mercati, per evitare la facile intrusione e il rafforzamento di ceppi
modificati.
Per
poter risultare pericolosi per l’ uomo i virus aviari devono sviluppare delle
caratteristiche che li rendano capaci di adattarsi ai mammiferi. I geni interni
che codificano per le proteine PB2 e NP sono stati identificati come importanti
determinanti di patogenicità e adattamento agli ospiti mammiferi. Nei casi
umani di malattia da virus H7N9 è stato individuato la presenza nella proteina
polimerasi basica di tipo 2 (PB2) della variante E627K ( che sta ad indicare
una sostituzione aminoacidica - lisina al posto dell’ acido glutammico - nella
posizione 627) che si è dimostrata conferire una maggiore patogenicità e
capacità di adattamento ai mammiferi.
Ma
l’ acquisizione di queste proprietà non si è tradotta fortunatamente, almeno fino
ad oggi, nella capacità di trasmettersi in maniera sostenuta da uomo a uomo.
Nel
corso della prima ondata si sono verificati alcuni casi che si presentavano in
collegamento tra loro (cluster) in quanto coinvolgevano membri della stessa famiglia, ma vi erano stati contatti molto stretti tra loro sia nella fase di
incubazione sia dopo che il caso indice aveva manifestato i primi sintomi.
Altri
clusters si sono verificati nel corso della seconda ondata.
Questa è iniziata
nell’autunno del 2013 e si è esaurita nella primavera del 2014, provocando 313
casi e 114 decessi . Le due province maggiormente colpite sono state lo Zhejiang
nella Cina orientale e il Guangdong nella Cina meridionale ( in stretta contiguità con Hong-Kong ). In quest’ ultima
zona si sono verificati 3 clusters famigliari, che hanno coinvolto in forma
lieve anche dei bambini. In tutti vi
era una storia di esposizione ad animali di allevamento. Questo è un dato
importante, in quanto sembra escludere per il momento una trasmissione diretta da uomo a uomo.
Nell’
ultima ondata epidemica, che è iniziata in maniera piuttosto timida lo scorso
autunno, ma che ha avuto un crescendo importante nelle ultime settimane, con
numerosi casi riportati nelle province del Guangdong e Anhui, si è verificato un cluster che dimostra che
ci possono essere rischi anche per gli operatori sanitari in un ambiente ospedaliero.
Due medici hanno sviluppato contemporaneamente sintomi polmonari dopo aver prestato
assistenza in un reparto di malattie respiratorie. Uno è stato confermato
affetto da H7N9 e ha sviluppato l' ARDS, il secondo ha avuto un quadro più blando
e i risultati dei test non danno un’ attribuzione certa, ma si è in attesa degli
esami sierologici. Nessuno dei due aveva avuto contatti con pollame. Un
paziente che era ricoverato nella stessa unità e non aveva precedenti contatti
con animali vivi è risultato positivo al virus. Non è stato possibile
identificare un caso indice e sono in corso indagini per stabilire la relazione
tra i tre casi.
Al
momento non sembrano esserci rischi di un escalation importante dell’
epidemia, che potrebbe determinarsi solo con cambiamenti sostanziali del virus, che al momento non sembrano essere dietro l' angolo. Ma i numeri dell’ attuale epidemia, che hanno praticamente pareggiato nel
giro di appena 2 anni quelli relativi all’ altra minaccia storica,
quella rappresentata dal virus H5N1 - che per altro continua a creare problemi in varie
parti del pianeta - e la dimostrazione di
nuovi acquisizioni e scambi con i virus aviari circolanti che si sono manifestati
tra un’ ondata e l’ altra, devono invitare a prestare la massima attenzione su
quelle che saranno le evoluzioni future del virus.
Continui
riassortimenti nell’ ambito delle specie animali che fanno da riserva naturale
del virus possono dar vita a nuove varianti con maggiore patogenicità e rischio
di trasmissione interumana, per cui è importante un’ analisi rapida dei dati
epidemiologici e delle sequenze delle nuove varianti.
Ma
ritengo altrettanto importante che la Cina, che è una delle maggiori potenze economiche nel mondo, attui una transizione da metodi di produzione e
distribuzione delle carni di origine avicola obsoleti e legati alla
tradizione a sistemi più moderni basati sulla macellazione in sedi centrali e sulla distribuzione controllata
dalle ditte alle tavole dei consumatori, con minori rischi di trasmissione di virus emergenti tra
animali di diversa provenienza e, soprattutto, minori rischi per la popolazione
cinese e mondiale.
P.S. un articolo pubblicato l' 11-03 sulla rivista Nature ha messo in evidenza la rapidità dell' espansione sia geografica che genetica del virus nel corso della seconda ondata e le sue potenzialità di diventare il candidato principale di una prossima pandemia. Viene sottolineata l' importanza della chiusura permanente dei mercati di pollame vivo e del blocco del trasporto del pollame come misure per il controllo dell' epidemia.
P.S. un articolo pubblicato l' 11-03 sulla rivista Nature ha messo in evidenza la rapidità dell' espansione sia geografica che genetica del virus nel corso della seconda ondata e le sue potenzialità di diventare il candidato principale di una prossima pandemia. Viene sottolineata l' importanza della chiusura permanente dei mercati di pollame vivo e del blocco del trasporto del pollame come misure per il controllo dell' epidemia.
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