Il professor
Geoffrey Rice ha scritto un libro intitolato "Novembre Nero : la
pandemia del 1918 in Nuova Zelanda".
Quello che segue è il resoconto di una conferenza che il professore ha tenuto il 29/11/2005 nella citta' di Christchurch, che si trova nell' Isola del Sud della Nuova Zelanda. Questa cittadina di 90000 anime fu teatro della pandemia del 1918, come il resto della nazione e del mondo, ma e' riuscita, con un minimo di organizzazione, a limitare i danni. Ho trovato la conferenza di questo professore molto istruttiva. La propongo perchè è importante essere consapevoli della propria storia locale e perchè penso che dal passato ci sia sempre da imparare.
pandemia del 1918 in Nuova Zelanda".
Quello che segue è il resoconto di una conferenza che il professore ha tenuto il 29/11/2005 nella citta' di Christchurch, che si trova nell' Isola del Sud della Nuova Zelanda. Questa cittadina di 90000 anime fu teatro della pandemia del 1918, come il resto della nazione e del mondo, ma e' riuscita, con un minimo di organizzazione, a limitare i danni. Ho trovato la conferenza di questo professore molto istruttiva. La propongo perchè è importante essere consapevoli della propria storia locale e perchè penso che dal passato ci sia sempre da imparare.
E' meglio essere preparati e non avere una pandemia che avere una pandemia e non essere preparati
Il
mio primo lavoro sul influenza del 1918 fu proprio qui a
Christchurch, un pezzo di storia medico-sociale locale. Ho trascorso
le mie vacanze intervistando i sopravvissuti nelle case di riposo,
lavorando sui registri di morte e sui giornali dell' epoca. Ero
affascinato nello scoprire che delle persone sono morte di influenza
nel 1918 nel luogo preciso in cui sono cresciuto, a Waltham. Conoscevo
bene le case dove avevano perso la vita; ci passavo davanti tutti i
giorni per andare a scuola. Tutto questo rendeva tali storie come
una parte della mia vita, le rendeva in qualche modo molto vicine e
personali.
Una
cosa che mi interessava dell'influenza del 1918 era l'enorme impatto
che doveva avere avuto sulle giovani famiglie, perché quell'
influenza è stata un vero capovolgimento nell' ambito della storia
delle pandemie. L'influenza normalmente uccide solo i più piccoli o
i più vecchi. Ma la cosiddetta influenza spagnola del 1918 prendeva
di mira i giovani adulti nel pieno della vita, di età compresa tra
25 e 45 anni. Non sappiamo ancora esattamente perché si sia
comportata in questo modo. Ora che conosciamo la sua struttura
genetica, il virus H1N1 ci sembra molto ordinario. Era in realtà
più vicino all' influenza suina che all' influenza aviaria, ma
questa è un'altra storia. Mi chiedevo quanti orfani deve aver
lasciato? Dal momento che si trattava di una ricerca a cui dedicavo
il mio tempo libero, insieme ad altri miei doveri di insegnamento
della storia europea, "Novembre Nero" ha richiesto quasi un decennio
per arrivare alla fine. Il mio capo di dipartimento ha tentato di
dissuadermi, dicendo che dovevo andare avanti con la mia ricerca
europea. Ora sono molto contento di aver perseverato con l'influenza
quando molte altre cose stavano accadendo nella mia vita. Quello che
mi spingeva a continuare era l'enorme interesse che la gente
dimostrava ogni volta che dicevo che stavo lavorando sull'influenza
del 1918. Chiaramente, per un sacco di famiglie e individui
neozelandesi era la cosa più importante che sia mai accaduta nella
loro vita. Ha cambiato la direzione della loro vita ed alterato la
loro probabilità di sopravvivenza. Questo era ancora più vero nella
società Maori; l'influenza del 1918 è stata come un taglio di spada
che ha lacerato il tessuto del tempo. Come Sir Tipene conosce bene,
per il popolo Maori gli eventi fanno data a seconda che siano
avvenuti prima o dopo l'influenza del 1918, talmente importante è
stato per loro questo evento. Presto mi resi conto che questa era una
storia davvero importante per la gente comune e non solo per gli
storici accademici. Ma ora che ho iniziato a parlare circa
l'influenza del 1918 è giunto il momento di passare alla seconda
parte, che è la parte principale di questa conferenza.
Così,
come ha fatto Christchurch ad affrontare la pandemia del 1918?
Chiaramente
sarebbe impossibile dare una risposta esauriente a questa domanda nei
prossimi venti minuti. Perché richiederebbe un altro libro! E nel
mio archivio personale presso l' Università ho materiale più che
sufficiente per scrivere un altro libro, solo su Christchurch e
l'influenza del 1918, se qualcuno si prendesse la briga di
pubblicarlo. Nel frattempo, vi posso rimandare al capitolo 5 di
“Novembre Nero” per un breve profilo. Una conferenza come questa
non mi permette di eviscerare tutti gli aspetti della pandemia del
1918 nel mondo. Ancora una volta, vi rimando a “Novembre Nero”.
In questa parte del discorso posso solo fare uno schizzo di quello
che è successo a Christchurch durante l' influenza del 1918 ed
evidenziare quello che ha fatto il Consiglio di città, che è l'
aspetto che mi sembra più appropriato per questa serie particolare
di lezioni.
Un
sacco di gente qui a Christchurch discuteva dell'influenza durante l'
ottobre 1918, ma eravamo nella coda della prima ondata di una
pandemia che sembrava tutto sommato lieve. C'era stato un focolaio di influenza
grave tra gli ospiti del Christ’s College nel mese di ottobre, con
127 ragazzi malati, alcuni con polmonite, ma non c'erano stati morti.
Una dozzina di infermieri all'ospedale di Christchurch diede
forfait con l'influenza e ci fu un sacco di assenteismo presso
l'ufficio postale e tra il personale addetto alle tramvie. C'erano
lettere sui giornali di gente preoccupata o di altri davano consigli,
come olio di ricino, impacchi freddi, chinino e aspirina. Una
lettera che è stata ripresa da molti altri giornali era tratta da
'Old Medico', che raccomandava la birra, in dosi
regolari, per scongiurare il male influenzale o per aiutarvi a
superarlo. Questo è stato probabilmente il caso del vecchio Dr
Lester a Latimer Square. Durante l'influenza del 1918 teneva un
barile di birra presso la porta sul retro e ha incoraggiato i suoi
pazienti a portare una caraffa per attingere gratuitamente. Molto
buona per persone in convalescenza, la birra in quei giorni era
più simile a birra di malto (io stesso sono un uomo da Guinness).
Un
sacco di gente di quel tempo e anche dopo crede che la seconda grave
ondata di pandemia del 1918 sia stata portata in Nuova Zelanda dalla
nave passeggeri Niagara, che stava riportando il primo ministro
Massey e Sir Joseph Ward di ritorno da una conferenza imperiale. Non
ho tempo di soffermarmi su questo dibattito – ma vi assicuro che è
un mito – leggete il capitolo otto di “Novembre Nero”. E' di
gran lunga più probabile che l' infezione sia stata portata dalle
truppe che rientravano nel mese di ottobre, quando centinaia di
soldati si disseminarono in lungo e in largo per il paese.
Quando
la seconda grave ondata ebbe inizio ad Auckland alla fine di
ottobre, il Ministero della salute fu colto completamente di
sorpresa. Non esisteva nessun piano d' emergenza, perché nessuno si
sarebbe mai aspettato che l' influenza potesse essere un simile
killer. All' epoca non era neppure una malattia soggetta a denuncia.
C'erano solo dodici persone in servizio presso la sede del
dipartimento di salute a Wellington, la maggior parte degli alti
funzionari del dipartimento erano assegnati all'esercito, nei grandi
campi di Trentham e Featherston. L' ufficiale capo si trovava
all'estero e il suo vice era così occupato ad affrontare l' epidemia
ad Auckland che nessuno pensò di mettere in quarantena l' Isola
del Sud. Eppure sarebbe stato così facile: bastava fermare i
traghetti che facevano la spola fra le isole. In effetti c'era una
grave mancanza di pianificazione e di leadership nel dipartimento
sanitario proprio all'inizio dell' influenza del 1918.
Christchurch
è stata fortunata ad avere un ufficiale sanitario capace e vigile
nel 1918. Il dottor Herbert Chesson non rimase ad aspettare
istruzioni da Wellington, ma si recò dal sindaco, Henry Holland, il
giorno 6 novembre e chiese al Consiglio della città di iniziare una
pulizia generale, la rimozione dei rifiuti e di spruzzare
disinfettante su sentieri e strade della città. Ricordate che nel
1918 nessuno sapeva dell' esistenza dei virus. La gente
credeva che l' influenza fosse causata da batteri o germi. Quindi il
solo strumento di prevenzione consigliato dal dipartimento di salute
era un erogatore di soluzione di solfato di zinco al due per cento,
un sorta di primitivo disinfettante orale, per uccidere qualsiasi
microrganismo in bocca, naso e gola. Il dottor Chesson aveva solo uno
di questi erogatori e lo inviò a Lyttelton per trattare tutti i
passeggeri che provenivano dalle zone Maori diretti a Christchurch.
Inoltre si è recato dall'ispettore Dwyer e ha chiesto alla polizia
di far rispettare la legge contro gli sputi nei luoghi pubblici. Ma
tutto questo lo fece di sua iniziativa. Non ci furono istruzioni
ufficiali da Wellington fino alla seconda settimana di novembre,
perché tutti i funzionari della sanità erano occupati a Auckland. E
quando i telegrammi cominciarono ad arrivare erano contrassegnati
come “confidenziali”, così che il Dottor Chesson non era sicuro
di poter informare il sindaco o il Consiglio comunale o chiunque
altro su quanto stava succedendo ad Auckland. Ma almeno il Ministro
della Salute aveva pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto che
rendeva l' influenza una malattia soggetta a denuncia il 7 novembre e
il dottor Chesson ordinò immediatamente che tutte le scuole a
Canterbury restassero chiuse e i bambini rimanessero a casa. Quello
fu l'inizio della più lunga vacanza estiva che i bambini abbiano mai
avuto! ordinò la chiusura di tutti i cinema, teatri e luoghi di
intrattenimento in modo che da nessuna parte la gente potesse
riunirsi e diffondere l'infezione. Ha anche organizzato o
improvvisato alcune erogazioni pubbliche di disinfettante, come
presso le officine ferroviarie ad Addington. Una delle prime venne
realizzata in una stanza al piano rialzato del MED in Manchester
Street, ma ben presto si rivelò del tutto controproducente, in
quanto le persone in coda sulle scale starnutivano e tossivano l' una
addosso all' altra. Allora venne trasferita in un capannone di
fronte alla strada, dopo di che il Consiglio Comunale allestì un
impianto più grande nel capannone delle bici dietro il palazzo del
governo, a Worcester Street. C'è una foto di questa struttura nel mio
libro, a pagina 117.
Quindi
Christchurch fu fortunata ad avere un ufficiale sanitario attento ed
intraprendente in queste prime fasi. Ma Christchurch fu sfortunata
per il periodo in cui si manifestò l' epidemia. L'influenza del 1918
non avrebbe potuto scegliere un momento peggiore per venire a
Christchurch, perché la prima settimana di novembre è la settimana
delle manifestazioni pubbliche, con lo spettacolo A&P ad
Addington e la grande corsa dei cavalli all' arena Addington e all'
Ippodromo di Riccarton.
Il
venerdì, naturalmente, era Giornata del Popolo e festa provinciale a
Canterbury. In quei giorni, centinaia di scommettitori venivano a
Christchurch dall' Isola del Nord e da tutta l' Isola del Sud solo
per le gare, mentre centinaia di famiglie contadine a Canterbury
festeggiavano durante quella settimana la loro festa annuale e si
recavano in città per gli spettacoli e per le gare. Alberghi e
pensioni erano sempre pieni durante quella settimana. Era un terreno
ideale per la diffusione del nuovo virus influenzale. Quel novembre
del 1918 era un momento speciale anche per un altro motivo, perché
si aspettava quasi ogni giorno l' annuncio della fine della grande
guerra e venerdì 8 novembre si era sparsa in fiera la notizia che
era stato firmato un armistizio. Una folla si radunò intorno alla
banda di ottoni di Derry per festeggiare ma, mentre passavano, non
c'era ancora nessuna conferma ufficiale.
L'
aria calda del nord fu improvvisamente sostituita da un aria fredda e
umida proveniente da sud; una vecchia signora che ho intervistato mi
ha detto che si era vestita in abiti eleganti per le gare e fu
sorpresa dal cambiamento, tanto da sentirsi intirizzita nella pelle
durante l'attesa per un tram a Lincoln Road. Quello è stato l'inizio
dell' influenza per lei e per altre centinaia di persone a
Christchurch. Altri testimoni che erano stati alle corse ricordano di
aver visto persone crollare ed essere portate via dai barellieri
della St John Ambulance. Una signora mi ha detto che la toilette
delle donne sembrava un' infermeria per le vittime di guerra, con i
corpi che si trovavano ovunque, anche sul pavimento. Questa influenza
ha colpito improvvisamente ed era dieci volte peggio di un' influenza
ordinaria. Le persone crollavano improvvisamente e perdevano
conoscenza. Altri sopravvissuti mi hanno raccontato che si sentivano
abbattuti e sono rimasti a letto ammalati e deliranti per giorni e
giorni.
Il
dottor Chesson disse in seguito alla Commissione Epidemica che
l'influenza a Christchurch ebbe inizio durante la settimana dei
festeggiamenti e decollò nel fine settimana successivo. Gli hotel
della città cominciarono ad avere l' aspetto di ospedali da campo,
con letti nei corridoi e personale stremato. La situazione
all'ospedale era ancora peggio, perché molte infermiere si
ammalavano con l'influenza man mano che il numero di nuove ammissioni
si impennava. Incredibilmente, quando l' 11 di novembre arrivò la
notizia ufficiale dell'armistizio, la città si riversò in piazza
per un raduno. Il giorno 12 novembre era una calda e luminosa
giornata di sole e centinaia di persone in piazza festeggiavano la
fine della guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre. Un corteo
di carri e auto decorate, programmato da diverse settimane per questo
evento, si tenne come previsto nonostante le proteste del dottor
Chesson. La folla si attardò nella piazza anche molto tempo dopo che
la parata era finita e le persone poi si riversarono nei pub per
festeggiare. Prima di sera alcuni dei festaioli erano ubriachi e
iniziarono a lanciare fuochi d'artificio nel triangolo di High
Street. Le persone malate di influenza all' hotel United Service si
lamentarono e la polizia venne chiamata per sedare gli animi. Nel mio
libro si può leggere dei disordini che scoppiarono in Hereford
Street.
A
Christchurch i ricoveri influenzali raddoppiarono in tre giorni per
raggiungere i 145 entro il 14 novembre, con la metà delle infermiere
messe fuori gioco dall' influenza. La situazione era penosa, ma non
si arrivò mai al caos completo descritto in seguito da alcuni
commentatori. L'ospedale fu fortunato in quanto il dottor Fox, il
dirigente medico, aveva preso l' influenza in forma mite nel mese di
ottobre e sembrava immune nei confronti della seconda grave ondata.
Più tardi nel mese di novembre crollò per l' esaurimento e la
stanchezza, ma ci fu qualcun altro a prendere il suo posto. Un medico
militare, il colonnello Wylie, era appena arrivato per realizzare un
nuovo reparto ortopedico per soldati feriti e aveva grande
esperienza di ospedali militari sovraffollati in Francia e in
Inghilterra. E' stato anche uno degli organizzatori di Nature.
Assunse la direzione dell' ospedale e gestì gli organici ampiamente
limitati del personale infermieristico. Oltre la metà dei decessi
per influenza di Christchurch avvennero in ospedale e quasi tutti i
certificati di morte portano la firma del dottor Wylie. Il dottor Fox
prese una decisione contraria rispetto alla politica di dispersione
utilizzata a Wellington e in altre città, dove scuole e sale
parrocchiali furono frettolosamente allestite come ospedali
temporanei o di emergenza. Il suo punto di vista era che, dal momento
che le infermiere stavano cadendo come birilli, era meglio tenere
tutti i casi gravi in un unico luogo dove ci sarebbe stato sempre
qualcuno disponibile a prendersi cura di loro, piuttosto che
disperdere le infermiere intorno alla città dove avrebbero potuto
ammalarsi senza che nessuno potesse sostituirle. L' ospedale
principale era stracolmo e il 16 novembre il Dipartimento di Sanità
e il Consiglio comunale requisirono il Royal Hotel, vicino a Oxford
Terrace, come un ospedale supplementare. Oltre 100 casi meno gravi
furono trasferiti lì, ma si registrarono comunque diciannove morti
al Royal.
Entro
metà novembre Christchurch era davvero nella morsa dell' influenza.
Così tante persone erano costrette a letto che i negozi, gli uffici
e le fabbriche o adottarono un orario ridotto o chiusero
completamente. Un uomo che ho intervistato mi ha detto che era in via
Colombo al culmine di influenza e avrebbe potuto sparare con una
pistola in entrambe le direzioni e non avrebbe colpito un'anima viva.
Le
strade erano deserte e la città intera divenne come una città
fantasma.
Il
governo locale giocò un ruolo importante nella gestione dell'
influenza del 1918 in Nuova Zelanda.
Quando
l' ufficiale medico di Wellington fu messo fuori gioco dall'
influenza, il Ministro della Sanità prese in mano la situazione e il
12 novembre inviò un telegramma a tutti i sindaci e presidenti dei
consigli di contea in tutto il paese, per definire un piano d'azione
per far fronte con l'influenza a livello locale. Questo è avvenuto,
si badi bene, due settimane dopo l'inizio dell' epidemia mortale a
Auckland. Il sindaco Henry Holland convocò una riunione pubblica
all'aperto a Christchurch il 14 novembre, davanti agli uffici
comunali, a cui parteciparono i sindaci dei borghi adiacenti come
Riccarton, Woolston e New Brighton. Ben presto decisero di istituire
un ufficio centrale nella piazza sotto il controllo dell' Infermiere
Maude, fondatore del movimento locale degli infermieri. Il resto
della città venne divisa in sezioni o blocchi, sulla base della
suddivisione per la raccolta fondi in tempo di guerra da parte della
Croce Rossa. Una delle principali differenze tra allora e oggi è che
la Nuova Zelanda era in guerra nel 1918. Tutto il paese era
organizzato per lo sforzo bellico. Alla gente era stato inculcato
che tutti dovevano essere coraggiosi e fare la loro parte per lo
sforzo bellico. Christchurch aveva anche una élite con alto senso
civico ed inoltre era una città abbastanza piccola, poco più di
90.000 persone, in cui tutti conoscevano i loro vicini e in cui i
cittadini più rappresentativi si conoscevano almeno di vista. Il
consiglio comunale inizialmente istituì 31 settori e il sindaco mise
avvisi sui giornali sollecitando un incontro pubblico di volontari
per il giorno successivo. Ma non c'era stato un sufficiente preavviso
e in alcuni settori nessuno rispose. Tuttavia la maggior parte dei settori
avevano abbastanza volontari per formare la base di un comitato
locale e, dal momento che le scuole erano state chiuse, un buon
numero di volontari erano insegnanti della scuola, che sono stati
utilizzati per scopi organizzativi e per tenere i registri. Furono
eletti comitati locali sul posto e squadre di volontari iniziarono
ad andare di strada in strada a bussare alle porte per vedere quante
persone avevano l'influenza e se ci fossero casi gravi che
richiedessero di essere trasportati in ospedale. I comitati
istituirono i loro quartieri
generali nelle scuole e nelle sale parrocchiali o dovunque ci fosse a
portata di mano un telefono. Da queste sedi avrebbero telefonato all'
Ufficio Centrale e chiamato un'ambulanza o un automobile per
raccogliere i casi gravi polmonari della loro località.
C'
erano appena due ambulanze a motore a Christchurch nel 1918, per cui
il consiglio comunale decise di requisire dei furgoni da aziende di
tendaggi come Beaths e Ballantynes per raccogliere le barelle.
L'
associazione automobilistica Canterbury era una delle più grandi e
attive in Nuova Zelanda nel
1918 e non meno di 264 membri offrirono la propria auto e se
stessi come autisti. L'ufficio centrale assegnò una mezza dozzina di
auto ad ogni zona. In un primo momento era tutto un pò caotico,
ma l'idea del sistema dei settori era di evitare sovrapposizioni e
sprechi di tempo e fatica. I medici vennero assegnati a ciascun
settore e chiesero di andare nelle case dove si trovavano i casi di
influenza e la maggior parte dei medici di Christchurch fu felice di
lavorare all'interno di questo sistema. Al contrario, a Wellington
più della metà dei medici andò KO con l'influenza e il resto si
rifiutò di essere confinato in un unico settore, per cui ci fu un
sacco di sovrapposizione e di energie sprecate. Wellington finì con
il tasso di mortalità peggiore tra i centri principali.
I
medici di Christchurch presto dichiararono che alcuni dei settori
erano troppo piccoli, per cui il 18 novembre ci fu una grande riunione
con i vari leaders e i medici e si raggiunse l' accordo di
concentrare la suddivisione in soli 15 settori, la metà del numero
originale. Parte del problema era che non c'erano abbastanza
volontari per coprire i turni di giorno e di notte. I volontari
avevano anche le loro famiglie da seguire. Questa è una lezione
utile del 1918; il problema dell' affaticamento dei volontari.
Ora
posso vedere alcuni di voi che si stanno appisolando e appaiono
troppo affaticati! Così penso sia meglio fermarsi. Nelle mie
lezioni presso l'Università di solito prendo una pausa a questo
punto, per mostrare le diapositive che illustrano di che cosa sto
parlando. Non ho intenzione di farlo stasera, perché non mi fido
della tecnologia. Ho visto troppe relazioni afflosciarsi perché
power point non funzionava, le foto sarebbero tutte in bianco e nero
e in ogni caso sono tutte nel libro... questo è un altro incentivo
per andare a comprarlo!
Per
darvi una pausa, voglio chiedere un favore, una favore importante.
Voglio che tutti voi vi giriate e stringiate la mano con la persona
che sta accanto a voi e gli diciate ciao. Adesso dall' altra parte.
Sì, siete bravissimi. Basta dire ciao. No, Signore, non vuole
sapere che cosa avete mangiato a colazione. Ora vi state tutti
domandando: di che cosa si tratta? Beh, una lezione che dovete
portare a casa da questa conferenza è che dovremmo tutti imparare a
conoscere i nostri vicini, perché se siamo colpiti da un altra
grande pandemia come quella del 1918, potrebbe essere il tuo vicino
di casa che ti salva la vita. Tornerò su questo punto nell'ultima
parte della lezione. Beh, tutti voi vi siete presi una pausa e...
guarda un pò, non c' è neppure bisogno di un KitKat! Non
dimenticate di lavarvi le mani più tardi. Ora andiamo avanti con la
storia.
In
termini di organizzazione, quanto bene si è comportata Christchurch?
Nel
complesso, direi, abbastanza bene. In un primo momento ci sono stati
tentativi ed errori, ma entro il 18 novembre se la sono cavata
abbastanza bene ed il sistema ha funzionato. Ma il punto debole è
stato l'ufficio centrale nella Piazza. L' infermiera Maude venne
inondata di telefonate da parte di persone che le chiedevano di venire ad
assistere ai loro cari, in quel preciso momento! Ecco una lezione per
una futura emergenza sanitaria: non bisogna concentrare troppe
responsabilità su un individuo chiave. Molto meglio avere squadre
affiatate dove tutti sanno in che cosa consiste il loro lavoro.
Quindi se qualcuno cede, c' è qualcuno pronto a prendere il suo
posto. Nel 1918, quando l' infermiera Maude venne meno a causa della
malattia, l'ufficio centrale venne trasferito presso il negozio della
Croce Rossa accanto all'ufficio postale e il Bazar Patriottico venne
trasformato in un deposito di medicinali.
Si
tratta di una delle foto più spesso riprodotte dell' influenza del
1918 a Christchurch. È a p. 137 del mio libro. Così insieme a bottiglie
di rimedi standard per l' influenza, nel kit del dottore ci potevano
essere piccole bottiglie di liquori, brandy o whisky, come pure
stimolanti per convalescenti. Ricordate, i pub vennero chiusi il 15
novembre, per la gioia del movimento degli astemi e lo sgomento dei
bevitori regolari. Quindi il rimedio standard per l' influenza era
molto popolare! E, mi chiedo, quanti percorrevano regolarmente la
strada che portava alla botte di birra del dottor Lester a Latimer
Square?
Christchurch
organizzò anche il sistema di inalazione di gran lunga migliore di
qualsiasi altra città della Nuova Zelanda. Qualcuno notò che il
sistema di frenatura ad aria compressa sui tram poteva essere
collegato agli spruzzatori di solfato di zinco. Il presidente delle
tranvie, John Barr, prese l'idea con entusiasmo e ci furono sei tram
convertiti il 12 novembre. L'idea fu quella di riempire la macchina
con vapore, quindi le persone accedevano da un' entrata, camminavano
lungo il corridoio respirando il vapore, per poi uscire dalla parte
opposta, senza alcun bisogno di restare in coda. Il Consiglio delle
Tranvie alla fine disponeva di 22 tram di inalazione in uso, disposti
nelle stazioni capolinea fuori nei sobborghi come pure nel centro
della città. Alcune persone andavano ogni giorno a fare il loro
'puff preventivo' e giuravano che era per questo che non avevano mai
preso l'influenza. A prescindere dalla reale efficacia di una simile
terapia, Christchurch l' ha perfezionata a regola d' arte.
Il
Consiglio comunale aveva l' incarico di questi tram di inalazione. La
maggior parte del personale erano dipendenti del Consiglio comunale
che hanno organizzato le forniture di solfato di zinco da Stevens e
Co. o Kempthorne Prossers. L'intero sistema era controllato
dall'ispettore sanitario capo del Consiglio, il signor Nicol che,
nonostante tutti i fumi che deve aver inalato, più tardi si è
beccato l' influenza egli stesso. Sono felice di comunicare che ha
fatto un buon recupero, così come la maggior parte della gente che
ha preso l'influenza in 1918.
Altrettanto
meritevoli come i volontari della Croce Rossa e gli addetti alle
ambulanze di San Giovanni, gli aiutanti più in mostra a Christchurch
durante l'influenza del 1918 furono i Boy Scouts. Come la Croce
Rossa, che è un'altra notevole istituzione neozelandese, che è
stata avviata a Canterbury. I Boy Scouts portavano i messaggi e
aiutavano con le ricognizioni porta a porta.
Il tributo di morte in Christchurch è salito il 19 novembre a 48 morti solo in quel giorno. La situazione all' ospedale era drammatica, con 43 corpi in attesa di sepoltura e le onoranze funebri della città sovraccariche di lavoro. Il Consiglio comunale quindi intervenne fornendo camion e autisti per smaltire l' arretrato e convogliare le bare verso i cimiteri di Linwood e Bromley.
Dopo
il picco di morti raggiunto il giorno 19, il bilancio ebbe una caduta
repentina e si limitò a pochi casi agli inizi di dicembre. La
mortalità peggiore era durata solo tre settimane. L'ospedale
registrò 722 ammissioni e 232 morti per influenza, che equivale ad un tasso
di mortalità del 32 per cento. Considerando che la maggior parte di
questi avevano quadri piuttosto avanzati, è una prestazione
lodevole per quei tempi che precedevano l' era degli antibiotici,
quando avevi solo il 50% di possibilità di sopravvivere alla
polmonite. I medici stimano che almeno metà della città abbia preso
l'influenza nel novembre 1918 e abbia dovuto rimanere a letto. L'altra
metà, che forse si era immunizzata con l' ondata più lieve che
aveva preceduto la pandemia, venne impiegata nell' assistenza ai
malati nelle loro case.
Il
tributo di morte finale per Christchurch fu di 458 vittime, che
equivale ad un tasso di mortalità del 4,9 per mille, o poco meno di
mezzo punto per cento. Wellington era quasi a 8 per mille e Auckland
a 7,6 per mille. Dunedin stava leggermente più in basso, con solo il
3,9 per mille. Il tasso di mortalità di Christchurch è stato ben di
sotto della media nazionale per la popolazione europea di 5,8 per
mille. Giusto per mettere questo nella prospettiva, il terremoto di
Napier del 1931 uccise 256 persone. Uno dei peggiori disastri della
Nuova Zelanda. Ebbene, l'influenza del 1918 ha ucciso quasi due
volte quel numero, qui in Christchurch, in poche settimane; ad
Auckland i morti sono stati 4 volte superiori rispetto al terremoto
di Napier. La mortalità totale per l' influenza in Nuova Zelanda fu
di 8.500 – che è quasi la metà del numero di caduti nei quattro
anni della prima guerra mondiale. Dovremmo fermarci un attimo e
riflettere su tutte quelle giovani vite andate perdute, durante la
grande guerra e la grande influenza. Erano tutti figlio o figlia di
qualcuno, fratello o sorella di qualcuno, coniugi di qualcuno, mamma
o papà di qualcuno.
Una
volta che l'emergenza medica iniziale era finita, con la ricerca dei
casi peggiori e il loro trasporto in ospedale, ci fu un diverso tipo
di crisi che attenagliava la città. C'erano migliaia di persone
convalescenti dall' influenza, che erano ancora troppo deboli per
badare a se stessi. Si tratta di una fase sul quale il corrente piano
pandemico non dice molto, ma sono stato contento di vedere il
Ministero dello sviluppo economico l'altra settimana per iniziare a
disegnare scenari possibili nel caso di un' estesa perturbazione sociale ed
economica, dovesse la prossima pandemia risultare così nefasta
come nel 1918. Era un brutto virus quello del 1918: i sopravvissuti
mi hanno raccontato che li ha prostrati per lungo tempo in seguito.
Alcune persone avevano perso tutti i loro capelli e le unghie a causa
della febbre alta o hanno avuto ingenti perdite di sangue dal naso o
hanno vomitato sangue. Sono stati fortunati ad essere sopravvissuti.
Ma i sopravvissuti ora dovevano essere nutriti. I soccorritori
trovarono molte famiglie con armadi vuoti. In quei giorni in cui non
esisteva nessuna indennità di disoccupazione, con il capofamiglia
senza lavoro, non c' era nessun salario e nessun cibo da poter
acquistare. Così il Consiglio comunale ancora una volta prese
l'iniziativa di istituire mense in vari luoghi;
allo showroom
dell'azienda del Gas (dove ora sorge l' Hotel Rydges), al Centro di
Formazione Manuale di Sydenham e in alcuni collegi a St Margarets e
a Girls High. Queste cucine vennero rifornite dai macellai e
rivenditori di frutta e verdura e producevano zuppe che i Boy Scouts
si premurarono di portare a quelle famiglie che avevano più urgente
bisogno di aiuto. Il Consiglio comunale assicurò il pagamento ai
fornitori e più tardi richiese i soldi al governo centrale. Il
dottor McTurk e il sindaco possono anche decidere di non prestare
ascolto, ma un'altra lezione da 1918 è che le pandemie sono disastri
estremamente costosi. Se ne abbiamo un altra, non aspettatevi che il
vostro bilancio sia in pareggio per quell' anno!
Ci
sono molti altri aspetti dell'organizzazione della città volti a
far fronte all' influenza del 1918 che non ho tempo di descrivere
questa sera, ma forse un' altro merita una menzione, per finire
questa parte principale della lezione. Con le scuole chiuse e tanti
bambini apparentemente immuni all' influenza, qualcosa doveva essere
fatto per quelli che non avevano la necessità di prestare le loro
cure ai genitori colpiti. L'architetto Samuel Hurst Seager organizzò
un campo all'aperto nel parco di Sydenham, con giochi, gare,
spettacoli ogni giorno e tendoni dove era possibile dare ai bambini
il pranzo. Ha funzionato con un sistema a biglietto, rilasciato dai
medici o dal comitato di soccorso. Ricordo di aver intervistato un
vecchio ragazzetto il cui padre era un vigile del fuoco presso la
stazione dei pompieri di Sydenham: lui e i suoi compagni avevano una
banda che raccoglieva i biglietti da famiglie che non li avevano
usati e si mettevano in coda per avere gratuitamente zuppa, gelatine
e crema pasticcera. Ciò fino a quando sua madre venne a saperlo e gli diede un ceffone dicendo: ' la minestra è per
i bisognosi, non per gli avidi!' Non ha mai dimenticato quel ceffone!
Il centro per l' infanzia all'aperto funzionava molto bene, fino a
quando le tende furono abbattute da una grandinata alla fine di
novembre. Ma allora la fase peggiore dell' influenza era
fortunatamente superata, le persone erano tornare a lavorare e la
città stava cominciando a riprendere a vivere di nuovo.
Questo
ci porta alla domanda finale: Christchurch potrebbe ripetere la
stessa esperienza se si realizzasse un altra epidemia di influenza
così terribile come quella del 1918?
Quando
venne intervistata dalla Commissione Epidemica nel 1919, l'
infermiera Maude fu d' accordo con il giudizio dei Commissari che
Christchurch, qui cito le parole precise, 'sia stata all' altezza
della situazione'. Non ci fu mai carenza di volontari o automobili,
come a Wellington. Ci fu si una certa sovrapposizione di ruoli e
qualche energia dispersa, ma nel complesso l'opera di soccorso
funzionò bene e, aggiunse, da tutte le lezioni pratiche apprese nel
novembre 1918 la città sarebbe stata in grado di fare ancora meglio
se l'influenza fosse ritornata. Beh, felicemente non tornò nel 1919,
nel 1920 né mai più. Ma temo che molte di quelle semplici e
pratiche lezioni di organizzazione siano state bellamente ed
effettivamente dimenticate qui a Christchurch e che se si
verificasse un'altra crisi di salute pubblica come quella del 1918 ci
saranno ancora una volta un sacco di tentativi e di errori che ci costringeranno ad imparare la lezione daccapo e in un contesto diverso. Sono
stati tali i cambiamenti nella società neozelandese rispetto al 1918
che non possiamo essere troppo ottimisti e ritenere che la città
possa esssere ancora una volta all' altezza nello stesso modo. Il
virus potrebbe comportarsi diversamente. Potrebbe non essere tanto
letale quanto l'influenza del 1918. Ma c'è una possibilità che
possa risultare anche peggiore. Questo virus H5N1 è molto brutto.
Finora ci sono stati oltre 120 casi umani e la metà di loro sono
morti. Se il virus impara a diffondersi direttamente da uomo a uomo e
uccide allo stesso ritmo, ci sarà una ripetizione della Morte Nera,
quando metà delle popolazioni di Italia ed Inghilterra perirono nel
XIV secolo e morì un terzo dell'intera popolazione europea. Speriamo
che non si arrivi mai a tanto. Ma non lo sappiamo ancora. L'OMS teme
un'altra pandemia di influenza ad 'alto rischio', così come è
avvenuto nel 2003 con la Sars e non parla con leggerezza. Gli esperti
sono molto preoccupati. Il rischio c'è. Allo stato attuale è
ancora solo una possibilità, ma è in bilico per diventare una
probabilità.
Ma
almeno abbiamo alcune grandi vantaggi rispetto ai nostri predecessori
del 1918. Abbiamo avuto un sacco di avvertimenti e il tempo per fare
i preparativi. Come ho detto alla radio di Kim Hill poche settimane
fa, è meglio essere preparati e non avere la pandemia che avere una
pandemia e non essere preparati. Sappiamo anche esattamente quale
sarà il nemico da affrontare, un virus, e ci sono semplici modi
pratici per ridurre il rischio. Il lavaggio frequente delle mani, le
maschere per il viso, utilizzare tessuti e non fazzoletti, evitare
baci e luoghi affollati, mantenere le distanze nei luoghi di lavoro
ed altro. Ci sono un sacco di buoni consigli disponibili presso il
centro medico più vicino. Andate a prendere un volantino domani!
Ora
almeno abbiamo un piano pandemico, che non avevano nel 1918. La prima
versione è stata rilasciata nel 2002 ed era conosciuta come IPAP o
Piano per l' Influenza Pandemica. Poi è arrivato lo spavento della
SARS nel 2003 e il piano è stato rivisto per coprire qualsiasi tipo
di EID (malattie infettive emergenti). Si noti come i burocrati amino
usare acronimi! maggiori informazioni tra poco su questo. Il piano è
stato rivisto e aggiornato e ora è il NHEP (Piano Nazionale per le
Emergenze Sanitarie). E' lungo 54 pagine e stabilisce una catena di
comando molto completa, che identifica tutti i vari livelli e
componenti del sistema sanitario della Nuova Zelanda, così come
della polizia e della protezione civile e dice chi è responsabile di
che cosa se una pandemia colpisce ancora e chi deve fare che cosa e
come essi debbano tenersi in contatto l' uno con l'altro. È
veramente impressionante e un fiore al' occhiello per i pianificatori
del Ministero della salute, che ovviamente hanno cercato di pensare a
ogni possibile emergenza. Si tratta di un piano splendido che
dovrebbe aiutare tutti noi a dormire sonni tranquilli nei nostri
letti durante la notte, almeno fino a quando arriva la pandemia. Ho
da fare solo qualche piccolo rilievo su di esso e qualcuno un pò più grande.
Le piccole pecche hanno a che fare con l'uso di acronimi. Mi ricordo di averlo sottolineato in una conferenza del gruppo sulla Consapevolezza della Vaccinazione Influenzale a Wellington nel 2003. Uno dei funzionari si riferiva alla PPD e, nella mia ignoranza, ho alzato la mia mano e ho chiesto, per favore signore, che cosa è un PPD? Lui mi guardò compassionevolmente e mi disse, 'un dispositivo di protezione personale'. Beh, per la maggior parte dei nostri studenti fuori dall' Università, la prima cosa che vorrei suggerire sarebbe un preservativo. No, in questo contesto, significava una maschera. Si presentano sotto l'acronimo generale di PPE (dispositivi di protezione individuale). Beh, sarà bello e sfizioso per gli addetti ai lavori, ma una pandemia sta per coinvolgere tutti noi, cittadini ordinari. Ho suggerito che sia meglio chiamarli maschere per il viso se è questo il loro significato. Molto meglio chiamare le cose con il loro nome.
Le piccole pecche hanno a che fare con l'uso di acronimi. Mi ricordo di averlo sottolineato in una conferenza del gruppo sulla Consapevolezza della Vaccinazione Influenzale a Wellington nel 2003. Uno dei funzionari si riferiva alla PPD e, nella mia ignoranza, ho alzato la mia mano e ho chiesto, per favore signore, che cosa è un PPD? Lui mi guardò compassionevolmente e mi disse, 'un dispositivo di protezione personale'. Beh, per la maggior parte dei nostri studenti fuori dall' Università, la prima cosa che vorrei suggerire sarebbe un preservativo. No, in questo contesto, significava una maschera. Si presentano sotto l'acronimo generale di PPE (dispositivi di protezione individuale). Beh, sarà bello e sfizioso per gli addetti ai lavori, ma una pandemia sta per coinvolgere tutti noi, cittadini ordinari. Ho suggerito che sia meglio chiamarli maschere per il viso se è questo il loro significato. Molto meglio chiamare le cose con il loro nome.
Un
mio grosso rilievo sul piano riguarda l' assunto che tutte le persone
chiave saranno sul ponte di comando per fare quello che ci si aspetta
da loro. Come ben sanno gli storici, guerre e rivoluzioni quasi mai
sono andati secondo i piani e le pandemie sono molto simili a guerre
e rivoluzioni. Sono piene di sorprese che nessuno si aspetta. Ciò
che è andato storto a Wellington nel 1918 è stato che la maggior
parte dei medici e tutti i funzionari sanitari chiave sono finiti
fuori gioco con l'influenza e per una settimana non c'era nessuno sul
ponte per organizzare qualcosa. E' stato un ritardo fatale per
centinaia di persone, l'influenza è andata fuori controllo e
Wellington ha avuto il peggior tasso di mortalità tra i centri
principale in quel 1918.
Ora, naturalmente, abbiamo il vantaggio degli antivirali, i farmaci-spina scoperti da alcuni scienziati australiani, quasi per caso a quanto pare, in qualche pausa pranzo o così mi è stato detto. C'è un'altra storia interessante! Il Ministero della Salute ha convinto il governo ad investire in scorte di Tamiflu per proteggere quei funzionari chiave e il personale in prima linea quali medici, infermieri, autisti di ambulanze, della polizia e protezione civile. Speriamo che funzioni. Ma se così non fosse, avremo bisogno di persone di riserva, di sostituti all' altezza, che possano prendere il posto di quelli che si ammalano e che sappiano che cosa deve essere fatto. Ancora una volta vorrei sottolineare la necessità del lavoro di squadra e questo significa allenamento avanzato ed esercizi, come ho scoperto quando ero alla ricerca del mio libro sul servizio di Ambulanza di St John in Christchurch. La formazione è fondamentale per un efficace lavoro di squadra. Più elaborato sarà il piano e articolata la catena di comando, maggiore sarà il rischio che alcuni pezzi possano guastarsi e smettere di funzionare. Questo vale per ogni grande organizzazione, naturalmente, compreso il nostro attuale Consiglio di Città, Consiglio Regionale, il Sevizio Ambientale di Canterbury e (oserei dire) l' Università di Canterbury.
Ora, naturalmente, abbiamo il vantaggio degli antivirali, i farmaci-spina scoperti da alcuni scienziati australiani, quasi per caso a quanto pare, in qualche pausa pranzo o così mi è stato detto. C'è un'altra storia interessante! Il Ministero della Salute ha convinto il governo ad investire in scorte di Tamiflu per proteggere quei funzionari chiave e il personale in prima linea quali medici, infermieri, autisti di ambulanze, della polizia e protezione civile. Speriamo che funzioni. Ma se così non fosse, avremo bisogno di persone di riserva, di sostituti all' altezza, che possano prendere il posto di quelli che si ammalano e che sappiano che cosa deve essere fatto. Ancora una volta vorrei sottolineare la necessità del lavoro di squadra e questo significa allenamento avanzato ed esercizi, come ho scoperto quando ero alla ricerca del mio libro sul servizio di Ambulanza di St John in Christchurch. La formazione è fondamentale per un efficace lavoro di squadra. Più elaborato sarà il piano e articolata la catena di comando, maggiore sarà il rischio che alcuni pezzi possano guastarsi e smettere di funzionare. Questo vale per ogni grande organizzazione, naturalmente, compreso il nostro attuale Consiglio di Città, Consiglio Regionale, il Sevizio Ambientale di Canterbury e (oserei dire) l' Università di Canterbury.
Un
altro grande vantaggio che abbiamo rispetto al 1918 è che ora
abbiamo gli antibiotici per affrontare le infezioni secondarie
(soprattutto polmoniti) che uccisero la maggior parte delle vittime
nel 1918. Ma qui ci sono problemi con i meccanismi di consegna. Se il
Tamiflu funziona, dovremo avere abbastanza medici e infermieri in
azione per distribuire antibiotici a chi ne ha bisogno. Ma ci saranno
scorte sufficienti? Il piano pandemico è un po' vago su questo punto
e lascia ai Comitati Sanitari di Distretto il compito di assicurarsi
che ci siano sufficienti riserve nelle rispettive regioni. Ma come mi
ha avvertito il mio medico di famiglia, alcune persone sono
allergiche agli antibiotici. Potrebbero causare più male che bene.
Ma io sono lieto di riferire che i medici di Christchurch sono
estremamente ben organizzati e hanno pensato a questo problema in
anticipo. Pegaso Salute ha preso l'iniziativa e ha anche organizzato
seminari di formazione. La maggior parte delle pratiche ora
dispongono di responsabili pandemici designati e l'obiettivo è
quello di impostare ambulatori separati in modo che i pazienti
non trasmettano l' infezione a persone con disturbi ordinari.
Speriamo solo che le infezioni secondarie siano polmoniti batteriche.
Gli antibiotici non saranno di grande utilità nel caso di polmoniti
virali.
E'
probabile pertanto che la risposta medica sia molto più rapida ed
efficace di quanto sia stata nel 1918. Ma, come storico, ho ancora un
forte sospetto che un sacco di cose non andranno per il verso giusto
se davvero ci troveremo di fronte ad una grave epidemia con un sacco
di persone ammalate tutte in una volta. La mia ipotesi è
che la prima linea, allora come ora, sarà nelle nostre case e nei
nostri quartieri più vicini. Perciò abbiamo bisogno di scorte per l' emergenza, non come il millenium bug, ma sul serio, come nel caso
di un' inondazione o di un terremoto. Se dovessimo sopravvivere senza
accesso ai supermercati per due o tre settimane, avremmo abbastanza
per vivere? Noi non possiamo fare affidamento sulle forniture inviate dal governo con gli elicotteri! E se ci sono migliaia di
persone che sopravvivono all'influenza, come nel 1918, ma rimangono
ancora a letto per diverse settimane come convalescenti impotenti,
chi si occuperà di dar loro da mangiare e di prendersi cura di loro?
Questo è un punto importante che il piano pandemico in realtà non
affronta, come Tony Ryall ha sottolineato la scorsa settimana. Questo
è il punto su cui il governo locale avrà un ruolo vitale da
svolgere, vitale perché potrebbe significare il salvataggio di molte
vite. Si tratta di un'eventualità per la quale c' è bisogno di
pianificare ora. Non è una buona cosa aspettare fino a quando la
pandemia ci scoppia tra le mani.
Abbiamo
bisogno di far rivivere i nostri gruppi di quartiere, per conoscere i
nostri vicini e assicurarsi che tutti noi abbiamo i nomi e i numeri
di telefono delle persone che vivono vicino a noi. Mia moglie è un
esperta di lingua e letteratura giapponese e mi dice che sotto il
sistema di governo di Tokogawa ogni famiglia doveva sapere chi
fossero i propri vicini, quelli su entrambi i lati e i tre opposti.
Questo faceva parte del sistema feudale di controllo poliziesco e
sociale. Se un padrone di casa commetteva un crimine, i capi di tutte
e sei le famiglie sarebbero stati puniti. È un po' drastico, eh!
Presto ci sarebbero le carceri piene qui da noi. Ma ha fatto
in modo che si sapesse chi erano i propri vicini e si fosse sempre
aggiornati! Non è un cattivo modello per i gruppi di quartiere in
una pandemia: se anche parecchie famiglie dovessero soccombere con l' influenza
ci sarebbe qualcuno che si prende cura di loro. Ora
abbiamo i telefoni cellulari e le e-mail per tenerci in contatto.
Ricordate, se iniziate ad avere una sensazione di febbre e vertigini,
chiamate qualcuno e dite loro che siete malati prima di svenire!
Avremo
bisogno di scorte di maschere per proteggere i volontari che andranno
a bussare porta a porta per verificare quanti hanno l'influenza e per
proteggere i volontari che dovranno prendersi cura delle famiglie
dove tutti sono a letto con l' influenza. Sappiamo tutti come gestire
un caso grave di polmonite a casa? Come abbassare la febbre senza congelare il paziente? Come sostituire i fluidi per mantenere le
forze? Come prendersi cura di persone completamente impotenti? Se un
sacco di persone si ammala in una sola volta, che è il modello
usuale per un' influenza pandemica, l'ospedale presto verrà
sommerso. Si può richiedere un' ambulanza, ma probabilmente si dovrà
attendere in lista. Noi tutti potremo aver bisogno di addestramento
sull' assistenza domiciliare, sulla gestione di base di una
polmonite, questo è qualcosa che il Ministero della salute dovrebbe
aggiungere al suo piano pandemico. Si potrebbe usare la TV per
mostrare alla gente cosa fare. Sarebbe un diversivo utile rispetto
agli annunci pubblicitari e ai teleromanzi!
Nel
1918 un sacco di volontari animati da senso civico sono usciti e
hanno aiutato i loro vicini indipendentemente dal rischio per se
stessi.
Molte delle vecchie persone che ho intervistato circa
l'influenza mi hanno detto che riponevano la loro fiducia in Dio e
accadesse quello che doveva accadere. Mi chiedo quante persone oggi
in Christchurch saprebbero adottare lo stesso disinteressato
atteggiamento di coraggio? Molto poche, sospetto. Nel 1918 i Boy
Scouts hanno fatto un' opera meravigliosa portando minestre e
medicine alle famiglie colpite. Quanti genitori lascerebbero oggi
uscire i propri figli di fronte a una pandemia? Nel 1918 la maggior
parte delle persone non si preoccupava di chiudere con serrature le
porte di notte. Non ne avevano bisogno. Le persone erano allora molto
più fiduciose e rispettose della legge e i valori cristiani di
onestà e di carità erano molto più diffusamente praticati. Quante
persone oggi sarebbero più propense a serrare le porte, a badare a
se stessi e a guardare ciò che sta accadendo in TV? Nell' Isola del
Nord mi sono imbattuto in molti esempi di persone che avevano
bloccato le porte, negato l'accesso alle pattuglie di soccorso e
vennero trovate morti all'interno delle loro case. Ci deve essere una
via di mezzo tra tale isolamento estremo e l' aiuto i ai propri
vicini. Ambiguamente, l'isolamento è una delle cose raccomandate
dalle autorità sanitarie, ma contraddice il principio di base della
sopravvivenza di una comunità, che è quello che dovremmo aiutarci
reciprocamente nei momenti di bisogno. La Nuova Zelanda è una
società cambiata moltissimo dal 1918. Oggi viviamo in una società
molto più materialista e individualista, una generazione
egocentrica alla ricerca del benessere e della gratificazione immediata. Le
famiglie sono molto più piccole di quanto fossero nel 1918, quando
anche se entrambi i genitori erano malati in una famiglia di sei c'
era sempre un figlio più grande che badava agli altri. Oggi le
famiglie sono più piccole e più isolate. Ci sono molti più
genitori singoli con bambini piccoli. Molte più persone vivono da
sole rispetto al 1918 e molti più anziani vivono in case di riposo,
che sono luoghi a maggior rischio di diffusione delle infezioni
virali.
Ci
sono quindi un sacco di domande a cui non sappiamo ancora rispondere
e un sacco di dubbi e paure nell' attesa e nei preparativi di una
pandemia maggiore. Spero che non accada, ma se avviene ci sottoporrà
tutti ad una prova estrema. Farà emergere le differenze tra i
coraggiosi e i vigliacchi tra di noi, tra i buoni e gli egoisti, tra
gli intraprendenti e i chiaccheroni. Come ho sottolineato a Kerre
Woodham su Newstalk ad Auckland durante il fine settimana, c'è un
eroe profondo dentro di noi; in caso di emergenza, spero che saremo
abbastanza coraggiosi per tirare fuori quell'eroe e che troveremo
il coraggio di fare quello che dev'essere fatto. Vorrei concludere
con una nota ottimistica. Speriamo che questa influenza aviaria, se proprio arrivasse, non sia peggio di quella del 1918, perché allora è
morto meno di uno per cento della popolazione. Quasi tutti coloro
che hanno preso l'influenza l' hanno superata. Abbiamo bisogno di
mantenere un senso di proporzione e usare il nostro buon senso.
Vorrei che tutti noi restassimo allegri come il duo Charlies e
mantenessimo un atteggiamento positivo. E, ricordate sempre, per
quante persone muoiano la vita andrà avanti per i sopravvissuti,
come è stato con la morte nera e la grande peste di Londra. La vita
è da essere vissuta. Prendete ogni giorno come viene, ma cercate di
sfruttare al massimo ogni giorno. Grazie per l'ascolto così
paziente.
Nessun commento:
Posta un commento